Questa è la storia dell’Alfa Romeo 155, aspramente contestata prima della giustificazione e che quest’anno compie 30 anni.
L’Alfa Romeo 155, prima ancora di essere creata, ha dovuto affrontare una serie di situazioni che nulla hanno a che fare con essa, ma hanno fortemente influenzato la sua esistenza. Nel 1985 l’Alfa Romeo festeggiò il suo 75° compleanno regalando questo numero alla sua nuova berlina di taglia media. Pochi mesi dopo quello fiat attraverso una causa per thriller che coinvolgeva diverse case automobilistiche, l’avrebbe acquisito Alfa Romeo che ha dovuto affrontare gravi difficoltà finanziarie.
In sostanza, il 75 fu l’ultimo modello creato dall’Alfa Romeo ‘indipendente’. All’inizio del decennio arriva il momento di sostituire il 75 con un nuovo modello che, quando viene presentato al Salone di Ginevra del marzo 1992, suscita polemiche e chiarisce che la strada da percorrere era tutt’altro che lastricata di petali di fiori.
In origine, la 155 si era evoluta in seguito all’acquisizione da parte della Fiat, e questo da solo bastava a preoccupare i fanatici del marchio. Inoltre, a differenza del 75 che seguì la scelta ‘ortodossa’ del marchio, motore anteriore – trazione posteriore, il 155 adottava la soluzione molto più sensata per la classe ma anche sicuramente più convenzionale di motore e trazione anteriore. La disponibilità di una versione a quattro ruote motrici non riuscì a divertire la delusione dell’Alfisti, che vide la sostituzione del 75 mettere la trazione sulle ruote “sbagliate”. Inoltre, la 155 è stata accusata di essere vittima di “badge engineering”, ovvero la produzione di vetture sostanzialmente simili (nel caso della 155 la “categoria” denota Fiat Tempra e Lancia Dedra) che differiscono solo per lo stemma.
Nonostante i ragionevoli sospetti degli scettici, il 155 aveva alcune caratteristiche che lo distinguevano dai corrispondenti modelli della casa italiana. La carreggiata anteriore più ampia, la cremagliera dello sterzo più diretta, la diversa messa a punto del telaio, le traslazioni più brevi e la scelta dei motori hanno dato la traccia della diversità che un’Alfa Romeo richiede. D’altronde anche l’Alfisti vedeva che la 155 era molto ben costruita, pratica, spaziosa e facile da guidare. È caratteristico che il bagagliaio raggiungesse i 525 litri. Il design del modello di I.DE.A. era equilibrato nonostante la totale assenza di superfici curve, così come ottimo il coefficiente aerodinamico con Cx: 0,29 contro 0,37 del 75.
Oltre alla tecnologia Twin Spark, i motori aspirati 1.8 (129 CV) e 2.0 litri (143 CV) utilizzavano anche il sistema di controllo variabile, anch’esso un’innovazione Alfa Romeo. Era disponibile il motore V6 da 2,5 litri, così come il 2 litri turbo (166 CV) della versione Q4, abbinato a un sistema di trazione integrale permanente, con il kit meccanico specifico sostanzialmente mutuato dalla versione Q4 diventato Lancia Delta Integrale.
La 155 fu accolta con molto scetticismo e, sebbene i suoi aspetti positivi fossero evidenti, non fu facile scrollarsi di dosso la convinzione che non fosse un’autentica Alfa Romeo. Un’area in cui il nome Alfa Romeo era stato spesso glorificato in passato, arrivò la salvezza nelle corse. Subito dopo la sua presentazione, la 155 GTA conquistò il Campionato Italiano Superturismo 1992 e portò al modello “mitico” il suo primo grande successo. Quella conquista sarebbe stata presto dimenticata, tuttavia, poiché sarebbe giunto il momento della vera rivendicazione del 155, e quello era in casa della concorrenza tedesca.
Negli anni ’90, il campionato tedesco di auto da turismo (DTM) in Europa era un evento estremamente popolare, con una forte concorrenza ma anche vetture che assomigliavano alle loro controparti di serie. Guidata da Giorgio Pianta, la scuderia Alfa Romeo, l’Alfa Corse, progettò un’impressionante vettura da corsa attorno al motore V6 2.5 (2.498 cc) serie 155 “monoblocco” e così nacque la 155 2.5 V6.TI. La bellissima vettura da corsa vinse la prima gara DTM al suo debutto nel 1993 sulla pista di Zolder. In mezzo a un esercito di Mercedes-Benz, BMW e Opel, Nicola Larini ha dato un primo assaggio delle capacità della nuova Alfa Romeo da corsa, che avrebbe portato alla vittoria e preso quasi la metà delle vittorie della stagione e, naturalmente, il titolo dell’Istituzione tedesca. Entro la fine della sua carriera nel 1996, l’Alfa Romeo 155 V6 TI raggiungerà un totale di 38 vittorie e passerà alla storia come una delle auto da corsa più straordinarie, amata da tutti gli Alfisti fino ai giorni nostri. La versione da corsa della 155 ha convalidato il modello che, nonostante le critiche, è stato un primo esempio di come lo spirito dell’Alfa Romeo può essere espresso attraverso progetti con un approccio più pratico. Nel 1998 la 155 passa il testimone dopo quasi 200.000 unità 156, il modello che ha lanciato l’Alfa Romeo nell’era moderna dell’automobile.
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