Il Papa ha terminato la sua visita in Mongolia, per molti questo viaggio è un messaggio alla Cina

EPA/Riccardo Antimiani

Papa Francesco

Il capo della Chiesa cattolica romana, Papa Francesco, ha concluso oggi uno storico viaggio in Mongolia, il cui scopo principale era quello di visitare la piccola comunità cattolica del Paese asiatico, ma che ha importanza internazionale per i suoi messaggi alla vicina Cina su questioni religiose ottenuto la libertà.

Il Papa ha concluso la sua visita di cinque giorni inaugurando la Casa della Misericordia, una struttura polivalente che fornisce assistenza sanitaria temporanea agli abitanti più vulnerabili della capitale mongola, ma anche ai senzatetto, alle vittime di violenza domestica e ai migranti.

Ospitata in una scuola riconvertita, la Casa della Misericordia è il frutto dell’ingegno del più alto sacerdote cattolico della Mongolia, il cardinale italiano Giorgio Marenga, per servire come una sorta di ente di beneficenza centrale che coordina il lavoro degli organismi missionari cattolici e dei volontari locali.

“Il vero progresso di una nazione non si misura dalla sua prosperità economica, tanto meno dal suo investimento nell’illusorio potere delle armi, ma dalla sua capacità di garantire la salute, l’istruzione e lo sviluppo generale della sua gente”, ha affermato il papa.

Ha detto anche di voler sfatare il “mito” secondo cui l’obiettivo delle istituzioni cattoliche è convertire le persone. La Mongolia buddista conta solo 1.450 cattolici su una popolazione di 3,3 milioni di abitanti. La Mongolia faceva parte della Cina fino al 1921, e il viaggio del papa è stato caratterizzato da allusioni o appelli alla vicina superpotenza e al suo governo comunista, con cui il Vaticano ha rapporti difficili, ha riferito la Reuters.

Al termine della messa domenicale, ha inviato i suoi saluti alla Cina, definendo i suoi cittadini una nazione “nobile” ed esortando i cattolici in Cina ad essere “buoni cristiani e buoni cittadini”.

Sabato, Papa Francesco, con parole apparentemente rivolte più alla Cina che alla Mongolia, ha affermato che i governi non hanno motivo di temere la Chiesa cattolica perché non ha un’agenda politica.

L’agenzia britannica stima che Pechino stia cercando di sradicare le influenze straniere e di imporre obbedienza al Partito comunista. La Costituzione cinese garantisce la libertà religiosa, ma negli ultimi anni il governo ha inasprito le restrizioni sulle religioni, cosa che vede come una sfida all’autorità del Partito.

La frase del Papa “buoni cristiani e buoni cittadini” usata domenica è una di quelle che il Vaticano usa spesso per convincere i governi comunisti che dare ai cattolici più libertà aiuterebbe solo il progresso sociale ed economico dei loro paesi.

Giacinto Udinesi

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