Leggenda della città di Vicenza: La città italiana nacque quando scorreva il sangue del prete? VIDEO

Nel 1263, nella città di Bolsena, nell’Italia centrale, alcune gocce di sangue caddero dalle mani del sacerdote durante la messa durante la consacrazione del pane e del vino. Papa Urbano IV, ritenendo che si trattasse di un segno di Dio stesso, istituì la festa del Corpus Domini, da celebrare «ogni giovedì, prima ottava di Pentecoste», che cade all’incirca all’inizio di settembre.

Fonte: rivista TU

Foto: Shutterstock/Stefano Politi Markovina

Gli statuti della città di Vicenza del 1311 prevedevano che “in questo giorno ogni anno si farà una solenne festa in onore e venerazione del Santissimo Sacramento, con solenne processione di tutti i sacerdoti, corporazioni e artisti che sono tenuti a prendervi parte”. .” con i loro simboli e candele accese. Ad essi devono prendervi parte anche i giudici e i notai, con i loro cappucci colorati e una candela accesa o un candeliere a due bracci.” (citazione dagli statuti cittadini ancora valida oggi).

Da allora ad oggi questa festa ha subito molti cambiamenti, ma il mese di settembre è un momento di grande festa a Vicenza. All’inizio si trattava di cortei guidati dal sindaco per conto dell’autorità civile e dal capitano per conto dell’autorità militare. Seguirono il rettore, i giudici, i consiglieri dell’amministrazione comunale, i notai e infine i cittadini. Per la loro importanza nella società, nel 1441 ai notai fu affidato il prestigioso incarico di progettare qualcosa di nuovo per il corteo cerimoniale e successivamente di sostituire le candele decorative con altre più imponenti. Il pittore e artigiano Giorgio realizzò nella bottega di Conta del Rodeo un enorme stendardo con le immagini della Madonna (patrona della città), San Luca e quattro angeli. Quattro anni dopo, Maestro Giorgio inventò la “Rua Machine” (ruota). Si tratta infatti di un’enorme torre piramidale sulla quale erano appesi i simboli della città, dipinti coloratissimi, simboli dei potenti cittadini e dei donatori, con l’immancabile immagine della Madonna, che apparve due volte a Vicenza fino al 1441 per salvare la città di la peste.

Il nome Rua deriva dalla macchina rotante che ruotava al centro della torre e cambiava le immagini dei santi o i nomi degli uffici notarili che avevano grande influenza e generosità nell’organizzazione del carnevale. Anno dopo anno, la struttura della torre venne ulteriormente decorata con tessuti colorati, ornamenti e simboli religiosi, rendendo difficile lo spostamento in processione. A volte i bambini si sedevano al centro della torre e giravano attorno alla grande ruota: a causa dell’altezza a cui si trovavano i sedili, questo era considerato il più alto atto di coraggio. Col tempo la Rua divenne oggetto di culto e la festa religiosa passò in secondo piano, tanto che nel 1616 la chiesa consentì il passaggio della Rua solo dopo la fine della processione.

Alla Rua sono legate numerose leggende, poiché veniva indossata ed esibita, tranne i giorni festivi, in onore di numerose personalità illustri in visita a Vicenza. Sulla sommità della torre si alternavano i simboli degli imperi dominanti. Il dominio veneziano era rappresentato dal Leone di San Marco, durante l’occupazione francese il leone fu sostituito da un cantore con simboli di libertà e uguaglianza, i sovrani asburgici appesero una bandiera con un’aquila, e dopo l’adesione al Regno d’Italia Rua da Vicenza fu decorato con bandiere tricolori e scudi di Casa Savoia. L’ultima esposizione della Rue risale al 1928 con iconografia fascista, dopodiché fu smantellata e ospitata nel deposito della chiesa di San Giorgio e distrutta in un bombardamento alleato nel 1944.

A causa della venerazione del suo famoso concittadino, il grande architetto Andrea Palladio (1508 – 1580), si ritiene che uno dei Ruo sia stato progettato dallo stesso artista. I suoi schizzi per la costruzione dell’imponente torre mobile di Rua sono conservati nel Museo cittadino.

Foto: Shutterstock/Stefano Politi Markovina

Le dimensioni di Rua sono cambiate nel corso dei secoli. L’altezza era originariamente compresa tra 18 e 24 metri. La macchina rotante pesava 80 quintali (8000 kg – 8 tonnellate) e l’intera torre veniva trainata da diverse centinaia di trasportatori. Sarebbero riccamente ricompensati per i loro sforzi straordinari. La famiglia Bisari fu particolarmente generosa, finanziando per molti anni l’intera manifestazione. In onore della loro generosità, il motto dei portinai era “Viva la Rua di casa Bisara, mezi la tira e mezi la para”, che in dialetto significherebbe grossomodo: “Viva la Rua della famiglia Bisara, metà trascinando, metà salvando .”

Il corteo del Corpus Domini venne inizialmente organizzato in tutto il vicentino, con partenza dal Municipio, passando per la Piazza del Castello, passando davanti alla chiesa di Santa Barbara e fermandosi davanti alla chiesa di San Vicenzo in Piazza dei Signori. Durante il corteo, le corporazioni gareggiavano tra loro con la bellezza dei loro costumi, l’iconografia elaborata e la musica che le accompagnava. Nell’Ottocento al Teatro Olimpico, dopo la sfilata, venivano organizzate corse di cavalli e carrozze e spettacoli musicali.

L’ultimo percorso tradizionale fu realizzato nel 1901, dopodiché la Rua fu prolungata solo fino a Piazza dei Signori, poiché la sua altezza metteva in pericolo l’illuminazione stradale, il telegrafo e i cavi del tram.

La Rua del XX secolo ha un destino leggermente diverso. Nel 1949 ne venne realizzata una replica più piccola, alta 8 metri e pesante “soli” 400 kg, a cui venne dato il nome di “Rueta”. Velika Rua è realizzata sulla base del modello originale del 2007, ma con materiali moderni e durevoli. È alto 24 metri e pesa 30 tonnellate (300 quintali). Nei giorni di carnevale campeggia nella piazza principale della città e rappresenta una sorta di attrazione turistica.Durante la festa del Corpus Domini viene organizzato un corteo guidato da cittadini noti, di successo e famosi: atleti, dignitari cittadini, artisti, titolari di riconoscimenti, ordini e Premi.

Una curiosità particolare è il fatto che il Carnevale di Vicenza è il secondo più antico d’Europa, dopo il Carnevale di Verona, che è considerato ancora più antico.

Giacinto Udinesi

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