Il tribunale vaticano emette un duro verdetto contro l’ex numero due della segreteria di Stato pontificia. Lo svizzero René Brülhart scappa con una multa.
Dopo due anni e mezzo, si è concluso sabato sera con la pronuncia della sentenza il processo sulle discutibili transazioni immobiliari del Vaticano. I giudici, presieduti da Giuseppe Pignatone, hanno emesso un verdetto duro nel caso del cardinale Angelo Becciu, ex numero due della Segreteria di Stato.
Il cardinale sardo è stato condannato a cinque anni e mezzo di carcere e a 8mila euro di multa. Inoltre, non gli è più consentito ricoprire alcuna carica pubblica, cioè religiosa, per il resto della sua vita. L’accusa era di sette anni e tre mesi di reclusione e 10.000 euro di multa. La difesa ha annunciato il suo ricorso mentre era ancora in aula. Becciu è stato il primo cardinale a comparire davanti a un tribunale vaticano.
Il cardinale era uno dei dieci imputati nel processo per scandalo finanziario vaticano. Tra gli imputati figura anche lo svizzero René Brülhart. Secondo Papa Benedetto XVI. Dopo averlo assunto come consigliere, Brülhart fu poi incaricato della vigilanza finanziaria pontificia, prima come direttore e poi come presidente senza incarichi operativi. Alla fine del 2019 ha rassegnato le dimissioni dal suo mandato in Vaticano.
Il pubblico ministero Alessandro Diddi lo ha accusato, tra l’altro, di abuso di potere e ha chiesto la pena di tre anni e otto mesi di reclusione e una multa di oltre 11mila euro. Ora la sentenza è molto più clemente: sabato Brühlhart è stato multato di 1.750 euro per inerzia.
Secondo l’avvocato di Brühlhart, l’avvocato romano Filippo Dinacci, il verdetto è contraddittorio: “Da un lato, il tribunale ha deciso di assolvere il mio cliente dall’accusa di abuso di potere. Lei, invece, lo ha condannato ad una semplice multa. Per proteggere l’onore del suo cliente, farà appello contro la sentenza, ha detto su richiesta della NZZ. Brühlhart “ha agito sempre ed esclusivamente a tutela della Santa Sede” e nel suo interesse.
Danni finanziari e reputazionali
Il processo riguardava essenzialmente una complessa operazione immobiliare che il Vaticano aveva concluso nel quartiere Chelsea di Londra a partire dal 2014. Il Vaticano, investendo in un fondo gestito dal finanziere Raffaele Mincione, aveva acquisito in due fasi un terreno di oltre 120mila metri quadrati. metri su Sloane Avenue – ma non è riuscito ad acquisire i diritti corrispondenti per avere voce in capitolo.
L’acquisto a tre cifre si è rivelato un fallimento: a causa della Brexit l’immobile ha perso notevolmente il suo valore. Il Segretario di Stato ha infine acquisito i diritti di voto mancanti tramite un altro finanziatore per ulteriori 15 milioni. Nel 2020 il Vaticano ha deciso di vendere la proprietà. In totale, i danni causati al Vaticano sono stimati in 189 milioni di euro.
Oltre alle perdite finanziarie ci sono anche danni alla reputazione: nell’azienda è stata investita anche una parte del Peterspfennig. Si tratta di una raccolta che avviene una volta all’anno nelle chiese cattoliche di tutto il mondo. La somma raccolta quel giorno viene donata alla Santa Sede a Roma.
La questione della quantità e della portata dei crimini commessi è stata oggetto di lunghe udienze in tribunale. Sono trascorsi complessivamente 86 giorni di trattative prima che la corte emettesse il verdetto.
Vittima di un “teorema”?
Gli avvocati della difesa hanno respinto le accuse di Diddi. Essi lamentavano in particolare precedenti condanne inammissibili. Papa Francesco aveva precedentemente raccomandato al cardinale Becciu di dimettersi da tutte le cariche nel 2020 e di rimuovere tutti i poteri associati al cardinalato.
Gli avvocati di Becciu hanno interpretato questo atto e le successive dichiarazioni dell’accusa durante il processo come la prova che il loro cliente era stato vittima di un “teorema”. Diddi non è stato in grado di fornire alcuna prova di un crimine. La Corte ora vede le cose in modo diverso. Becciu era colpevole di appropriazione indebita e altri reati.
Ciò che è certo è che il processo ha rivelato evidenti carenze all’interno della Segreteria di Stato. Non solo i responsabili si sono comportati in modo poco professionale (l’accordo di Londra, ad esempio, a quanto pare non è mai stato chiarito dal punto di vista giuridico), ma hanno anche preso altre decisioni finanziarie discutibili.
Becciu avrebbe anche aiutato parenti in Sardegna e avrebbe anche fatto pagare più di mezzo milione di euro a una donna che aveva promesso di aiutare a liberare gli ostaggi in Mali. Secondo l’accusa avrebbe speso questi soldi in beni di lusso.
Metti in ordine le tue finanze
Il Vaticano e Papa Francesco hanno personalmente sostenuto e incoraggiato il processo. Per loro, questo fa parte dei loro sforzi per mettere ordine nel bilancio finanziario e nell’amministrazione della Santa Sede. Già nel 2020 Francesco aveva ritirato i poteri sulle transazioni immobiliari e finanziarie alla Segreteria di Stato e ad altre unità amministrative. Da allora solo l’Amministrazione immobiliare vaticana e la banca vaticana IOR possono investire denaro.
Tuttavia, nonostante il processo storico legato all’Accordo di Londra, il mini-Stato di Roma è ancora lontano dall’avere una cultura basata sullo Stato di diritto come in altri Paesi. Il Papa è ancora il monarca assoluto del Vaticano. È capo dello Stato, giudice supremo e legislatore supremo e può intervenire in qualsiasi momento nelle procedure e nelle decisioni pertinenti. All’inizio delle indagini su Sloane Avenue, si avvalse di questo privilegio, con grande sgomento degli avvocati della difesa.
L’annunciato passaggio alla prossima istanza, la Corte d’Appello vaticana, fornirà probabilmente ulteriori chiarimenti.
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