Epatite E nella caccia al cinghiale – Studio scientifico italiano

Rilevazione del virus dell’epatite E nella filiera della carne di selvaggina (cinghiale).

Il consumo di carne di cinghiale cruda o poco cotta è considerato un importante fattore di rischio per l’infezione da virus dell’epatite E (HEV) negli esseri umani. Il virus dell’epatite E ha una distribuzione globale, è la causa più comune di epatite acuta autolimitante a livello mondiale ed è stata la terza causa più comune di epatite virale in Italia nel 2023.

La possibilità di infezione da HEV durante la macellazione può rappresentare un rischio aggiuntivo. Sulla base di queste ipotesi, i ricercatori italiani hanno valutato in tempo reale la contaminazione da HEV della carne WB cacciata in Umbria (Italia centrale) durante la stagione di caccia 2022-2023.

Lo studio ha dimostrato che il 10,8% dei fegati dei cinghiali macellati erano positivi all’epatite E. Quando hanno valutato campioni accoppiati di fegato e muscoli di animali HEV positivi e HEV negativi, hanno trovato prove di infezione da HEV dei muscoli nel 33% e più nel 14% dei casi.

Questo è il primo rapporto di rilevamento di HEV nella carne WB in Umbria, una regione italiana dove è sviluppata la caccia al cinghiale. I dati sulla contaminazione forniti nello studio ne sottolineano l’importanza Introduzione di buone pratiche igieniche nelle fasi di lavorazione delle carcasse cacciate dal WB ridurre significativamente la contaminazione della carne e il rischio per il consumatore finale.

Lo studio evidenzia la necessità di prestare particolare attenzione alla formazione dei cacciatori e degli addetti alla lavorazione della carne nel macello.

Per leggere lo studio completo Premi QUI.

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Giacinta Lettiere

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