Di Sakis Ioannidis
Quando Roger Michael, direttore dell’Institute for Digital Archaeology del Regno Unito, ha parlato a K sei mesi fa della sua idea di creare repliche ad alta precisione delle sculture del Partenone da collocare al British Museum, molti avrebbero pensato che potesse essere un buon idea ma si può fare?
Ma sembra che stia succedendo. Come scrive il New York Times, l’Institute of Digital Technology, in collaborazione con un laboratorio italiano nella città di Carrara, ha realizzato la copia di una testa di cavallo, una delle sculture del Partenone in mostra al British Museum. Una seconda copia seguirà tra poche settimane, una metopa del Partenone.
“La testa è quasi fatta, sarà pronta tra una decina di giorni. Dobbiamo ancora fare alcune rifiniture che vengono fatte solo a mano. Il braccio robotico che utilizziamo per scolpire il marmo può assumere il controllo della costruzione fino a un certo punto, quindi è necessario l’intervento umano”, afferma Roger Michael nella nostra telefonata.
La testa fu realizzata in marmo di Carrara e servì da modello per la costruzione di una seconda copia, questa volta in marmo pentelico. Il marmo sarà trasportato dalla Grecia all’Italia per la testa ma anche per il secondo oggetto che l’istituto realizzerà. Questa è la copia della metopa del Partenone raffigurante la Battaglia dei Centauri, il mitico confronto tra Lapiti e Centauri. “Pochi possono capire la differenza con il marmo italiano, ma vogliamo che le repliche abbiano lo spirito del marmo greco e della Grecia. Vogliamo che siano copie autentiche e non semplici copie”, osserva, e questo è anche uno dei motivi per cui artigiani specializzati – greci compresi – lavorano sul colore delle copie per preservare la patina del tempo.
Il rendering 3D della testa di cavallo. [ΙΝΣΤΙΤΟΥΤΟ ΨΗΦΙΑΚΗΣ ΑΡΧΑΙΟΛΟΓΙΑΣ]
Fare una copia non è così difficile come sembra, né tanto tempo. Una replica della statua può essere realizzata in tre o anche sei mesi e prevede il rendering digitale del monumento e la “scultura” in marmo, che richiede dalle quattro alle otto settimane. L’imaging digitale viene ottenuto mediante la fotografia 3D delle antichità stesse o creando un modello digitale da fotografie 2D, come è stato fatto nella ricostruzione dell’Istituto del 2016 dell’Arco di Palmira in Siria.
Nel caso delle sculture, il British Museum non ha dato il permesso ufficiale al team dell’istituto di fotografare le mostre e, come hanno affermato nelle interviste, lo hanno fatto di propria iniziativa. Sono andati al museo come visitatori e hanno scattato le foto 3D richieste con cellulari e tablet sotto gli sguardi confusi delle guardie.
Ma ora vogliono fare le cose in modo diverso. Il direttore dell’Institute of Digital Archaeology è ottimista sul fatto che le copie possano essere esposte al British Museum. In collaborazione con l’architetto americano Jeff Steikman, intende realizzare un modello architettonico, una simulazione, di Davin Hall con copie delle sculture, alcune delle quali colorate. “Questo è il nostro obiettivo e spero di ottenere il permesso dal British Museum di mostrare al pubblico le due repliche che stiamo realizzando, anche da qualche parte fuori dal museo”, dice.
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