Un tribunale di Napoli ha condannato il capitano di una nave mercantile italiana per aver lasciato persone vulnerabili perché nel 2018 aveva restituito alla Libia 101 migranti soccorsi in mare.
Il tribunale ha assolto il capitano dalla più grave accusa di abuso d’ufficio e lo ha condannato a un anno di reclusione, secondo una trascrizione della sentenza e un articolo del quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avenire.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’Unione Europea non considerano la Libia un porto sicuro, il che significa che il ritorno forzato dei rifugiati, in particolare dei minori non accompagnati, potrebbe costituire una violazione dei loro diritti alla protezione e all’asilo.
La sentenza emessa ieri in un tribunale di Napoli è la prima del genere in Italia.
Ha fatto seguito a una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo contro l’Italia nel 2012, quando una nave militare italiana ha riportato migranti a Tripoli nel 2009.
Il caso in tribunale a Napoli riguarda l’incidente in cui il 30 luglio 2018 la nave da rifornimento italiana Asso Ventoto alla piattaforma petrolifera di Sabrata a nord di Tripoli ha soccorso 101 migranti.
Augusta Offshore, proprietaria della nave napoletana, ha detto all’epoca che la nave Asso Ventoto aveva ricevuto una chiamata dalla Guardia costiera libica per rispondere a una chiamata di emergenza da un gommone che trasportava migranti a circa due chilometri dalla piattaforma.
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