I media italiani parlano degli effetti collaterali del Dongfeng come risultato di un accordo completamente controllato dallo Stato italiano.
La discussione tra il governo italiano e Dongfeng su un possibile impianto industriale cinese in Italia non ha ancora raggiunto un accordo, anche se sono già passati diversi mesi e non sono mancati i colloqui tra le parti. Il Corriere della Sera, uno dei più importanti quotidiani italiani, affronta la questione in un articolo che si concentra sugli “effetti collaterali di un possibile accordo con un piccolo produttore di auto elettriche interamente controllato dallo Stato e dal partito: raramente la Cina accetta un accordo, senza stipulare i propri accordi.” Condizioni. E questi sono sempre di natura strategica. Non solo finanziarie o industriali”. Secondo il quotidiano si tratta di condizioni “gravi”.
Le condizioni
Secondo quanto riferito, i cinesi hanno “iniziato a fare pressione sul governo” per un ruolo nelle infrastrutture di telecomunicazioni italiane per Huawei, un colosso a lungo preso di mira da Washington e Bruxelles per i suoi presunti legami con il Partito Comunista e i servizi di intelligence di Pechino. Altro tema delicato riguarda l’intelligenza artificiale, uno dei temi che hanno occupato il premier italiano Giorgia Meloni durante il recente vertice con il presidente cinese Xi Jinping: “I negoziatori cinesi hanno chiesto all’Italia di attivare una mappatura della nuova tecnologia nel Paese per “capire ufficialmente dove e come potrebbe essere approfondita la cooperazione bilaterale”, afferma il documento. Inoltre, il ministro del Commercio Wang Wentao ha invitato gli italiani a opporsi espressamente alle tariffe europee sulle auto elettriche, ma ha ricevuto un netto rifiuto da parte del governo. “Insomma, l’avventura di Dongfeng in Italia sembra diventare sempre più difficile, anche a causa dei dubbi dello stesso produttore cinese”, conclude il giornale. Il che “non può essere una perdita troppo grande” visto che il gruppo “punta sui centri di assemblaggio di componenti ‘made in China’” con “una quota ridotta di componenti italiani a basso valore aggiunto”.
La posizione del governo
L’articolo ha spinto il Ministero dell’Economia e del Made in Italy a prendere posizione su due temi in particolare: il ruolo di Huawei e l’intelligenza artificiale. Il ministero chiarisce infatti che “non è in corso né una discussione né una richiesta riguardo alle infrastrutture delle telecomunicazioni in Italia e all’intelligenza artificiale – riguardo all’intelligenza artificiale nel settore automobilistico”, aggiunge il ministero, “l’esatto contrario di quanto si dice, nell’articolo: Come è stato ripetuto più volte, ogni accordo di cooperazione che Mimit ha firmato con il governo o con aziende cinesi prevede che la parte “intelligente” di ogni veicolo prodotto in Italia debba essere prodotta nel nostro Paese secondo le norme regola la sicurezza nazionale ed europea”.
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