Come un fulmine a ciel sereno, all’inizio delle 37 udienze del già epico processo penale che si sta svolgendo dal 27 luglio davanti al Tribunale vaticano contro il cardinale Angelo Beća e altri nove imputati, la Procura vaticana ha presentato nuove prove.
Fonte: slobodadalmacija.hr
Foto: EPA/CLAUDIO PERI
Ha detto che era in corso un’altra indagine parallela in cui il cardinale Angelo Beću è stato accusato di partecipare a un’impresa criminale congiunta. Tutto ciò è confermato dalla testimonianza di due giorni di monsignor Alberto Perlaska, che è stato per 11 anni capo delle finanze presso la segreteria di Stato vaticana, mentre il suo immediato capo era l’arcivescovo di Vienna.
L’elenco degli atti criminali posti sull’anima del cardinale non era finora né piccolo né innocuo. Si tratta di frode, malversazione, abuso d’ufficio, alienazione, “riciclaggio” di denaro altrui e proprio, concussione, concussione, pubblicazione di atti coperti dal segreto d’ufficio, falsificazione in atti pubblici, falsificazione nella corrispondenza privata.
Papa Francesco lo punì anche ecclesiasticamente: dovette rinunciare alla carica di prefetto della Congregazione dei Santi e a tutti i diritti cardinalizi, compreso quello di eleggere il papa. Rimase cardinale solo nominalmente. Non è stato esonerato dalla sua responsabilità penale, quindi è possibile che debba affrontare una lunga pena detentiva alla fine del processo.
Un enorme scandalo è scoppiato quando si è saputo della perdita finanziaria della Santa Sede durante l’acquisto dell’edificio ex Harrods a Kensington a Londra. La Santa Sede lo ha acquistato come “grande investimento” per 300 milioni di sterline. Quest’anno a luglio sono riusciti a malapena a venderlo per 186 milioni di sterline. Il Vaticano ha perso 114 milioni di sterline in questa transazione. A questo vanno aggiunte le commissioni ai broker e altre commissioni. E il responsabile di questo crollo non era altro che Angelo Beću.
Il cardinale è stato anche accusato di finanziare i suoi fratelli in Sardegna con i soldi del papa. E poi è stato annunciato che una certa Cecilia Marogna, presentata in Vaticano come sua nipote, aveva speso circa 500.000 euro di denaro vaticano in oggetti personali: scarpe, profumi, merceria e poltrone di pelle, perché ha poi detto a un quotidiano milanese «che aveva il diritto di riposarsi dopo il duro lavoro”.
«Il denaro mi è stato inviato da monsignor Alberto Perlasca su indicazione del cardinale», ha detto al Corriere della Sera. Ha affermato che erano doni destinati ad “ammorbidire” gli intermediari nelle operazioni di salvataggio di suore e sacerdoti cattolici rapiti in Africa o in Asia.
Ha detto: “Ho speso soldi in viaggi diplomatici, pagando fonti di notizie, mediazioni e pagamenti a organizzazioni umanitarie”.
La Republika ha chiarito che con i soldi che la sua società Logsic doo di Lubiana ha ricevuto dal Vaticano “per missioni umanitarie”, ha acquistato cose da prestigiosi marchi di moda come Prada, Chanel e altri.
Il quotidiano italiano ha indagato e ha riferito che il nuovo indirizzo della sede della sua azienda è a Lubiana e c’è solo una cassetta postale.
Nella stessa intervista, Maronja ha negato di essere l’amante del cardinale, che giorni prima aveva detto che non erano nemmeno imparentati e che lei aveva solo “rapporti istituzionali” con lui.
Se tutto fosse come sostengono i due, lo Stato del Vaticano non avrebbe emesso un mandato internazionale in base al quale Cecilia è stata detenuta a Milano nell’ottobre 2020, e nessun ordine di un tribunale internazionale indagherebbe sul flusso di denaro uscito dal Vaticano .
E proprio da questa indagine è emersa una chiavetta USB contenente la registrazione di una conversazione telefonica tra il cardinale e il papa, pochi giorni dopo che il papa aveva lasciato l’ospedale dove era stato sottoposto a una grave operazione e alcuni giorni prima dell’inizio della truffa processo intorno all’edificio a Londra.
Beću ha registrato questa conversazione, che ha condotto dal suo appartamento dalla Santa Sede senza il consenso o la notifica del Papa. La registrazione è stata ritrovata in un cellulare sequestrato dalla Guardia di Finanza durante le indagini. Dalla trascrizione del colloquio risulta che abbia cercato di ingannare il papa, ancora sofferente e sotto antidolorifici, per confermare che sia stato il capo della Chiesa cattolica ad approvare il pagamento di 350mila euro a Cecilia Maronha. Pur confuso, il papa non si è lasciato trascinare sul ghiaccio sottile. Ha chiesto al cardinale di presentare la richiesta per iscritto e di dargli il tempo di controllare i suoi registri.
Negli anni, nei decenni e nei secoli precedenti, la Santa Sede ha nascosto e insabbiato tale scandalo, per non mettere in pericolo la reputazione della Chiesa cattolica. L’attuale Papa Francesco, al contrario, permette licenziamenti e arresti, solo per dimostrare che la Chiesa non copre la corruzione.
Seguici sul nostro Facebook e instagram pagina, Cinguettio Account e unisciti ai nostri Vibro Comunità.
“Typical communicator. Infuriatingly humble Twitter enthusiast. Zombie lover. Subtly charming web geek. Gamer. Professional beer enthusiast.”