Il cocktail esplosivo che porta a focolai di malattie

In liberale il professore dell’Università Ionica e direttore dell’Istituto di Ingegneria dei Rischi Naturali, Marco Avlonitis.

Infatti, come capo programma”laerte“Il progetto implementato dall’istituto nella regione delle Isole Ionie sottolinea il valore di coinvolgere la tecnologia nel processo di previsione precoce e risposta a disastri naturali come gli incendi.

Intervista a Nikolas Tabakopoulos

Osserviamo incendi ad alta intensità e continue esplosioni di fiamme. Da dove vengono questi fenomeni?

È chiaro che si tratta di fenomeni di cambiamento climatico. Caldo persistente, crescente siccità e forti venti caratterizzano il paesaggio. Se escludiamo il fattore umano, gli effetti del cambiamento climatico creano la “tempesta perfetta”. Questi effetti del lavoro di siccità nei campi e nell’intero pre-stato possono provocare incendi che non possono essere controllati.

In altre parole, la crisi climatica sta esacerbando il fenomeno dell’esistenza del carburante, a volte dove non dovrebbe essere, e la mancanza di attenzione da parte dei cittadini o dello Stato. Quanto sopra accade da molti anni, ma oggi la situazione è aggravata a causa di fenomeni di cambiamento climatico con condizioni meteorologiche estreme.

Come valuta il lavoro della protezione civile?

La salvaguardia della vita umana deve essere la priorità sacra di tutti i governi e ciò che noi scienziati possiamo fare è fornire nuovi strumenti per affrontare meglio tutti questi fenomeni estremi.

Un meccanismo europeo comune di protezione civile sarebbe un passo nella giusta direzione. Ad esempio, la sismologia ha sviluppato strumenti e agenzie che centralizzano il monitoraggio dei terremoti. Esistono tali organismi a livello europeo, che sono collegati ai corrispondenti organismi nazionali.

Penso che sia un passo perfettamente logico espandere questa organizzazione centralizzata per includere fenomeni come incendi, inondazioni e altri fenomeni meteorologici estremi. E questo perché ogni paese non può gestire da solo le situazioni estreme. Ecco perché vediamo Stati che aiutano un altro Stato ogni volta che affronta fenomeni estremi, come gli incendi in Grecia. Nei prossimi anni dobbiamo muoverci verso strutture europee comuni.

In qualità di leader del programma Laertis, può dirci in che modo la tecnologia può aiutare a rispondere ai disastri naturali?

Nell’ambito del programma “Laertis”, implementato nella regione delle Isole Ionie da una serie di agenzie, noi come istituto e università stiamo cercando di sviluppare nuove soluzioni tecnologiche che aiutino inizialmente nella fase preparatoria. Ovvero, essere attenti sul posto in una situazione di emergenza come un incendio e, in secondo luogo, quando si verificano fenomeni estremi, poterli monitorare a beneficio degli operatori. Ad esempio, per aiutare a spegnere il fuoco.

La tecnologia ci porta al passo successivo, che è la sensibilizzazione del cittadino, che sarà anche un utente della tecnologia. Non parlo solo delle organizzazioni di volontariato, parlo di tutti i cittadini. Possiamo essere anelli di una catena di più ampia pianificazione dell’allarme antincendio e della gestione.

Il sistema che descrivi si collegherà alle agenzie governative? In altre parole, farà parte di un più ampio piano di digitalizzazione della protezione civile?

Il programma “Laertis” fornisce ciò che descrivi. Una legge corrispondente è in discussione e il sistema operativo da noi sviluppato può essere utilizzato anche dalle rispettive autorità nazionali. In generale, però, occorre intensificare gli sforzi per digitalizzare settori sensibili come la protezione civile.

Giacinta Lettiere

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