In Costa Azzurra i discreti “cugini” francesi della mafia calabrese

Di Simon Piel e Thomas Saintourens

Inserito oggi alle 2:04

Testa rasata, barba tagliata, un ragazzo alto con una maglietta nera con il logo della squadra di calcio croata regola il suo tiro sotto la lente discreta dei gendarmi nascosti. Il tempo è bello questo martedì pomeriggio di giugno 2019, nell’entroterra di Cannes.

È tempo di bocce a Vallauris (Alpi Marittime). Domenico il Sagittario ama la calda atmosfera del Boule Amicale Sporting Club. Ci portiamo a vicenda. Noi ridiamo. I più giovani competono con i più grandi. A volte anche i migliori hanno l’onore di avere il proprio nome nello show dopo una competizione di successo Nizza-Mattutino.

Tutti qui conoscono “Domi”, 38 anni, figlio di Serafino, nipote di Girolamo, nipote di Antonio. I Magnoli ei loro cugini, Stanganelli e Giovinazzo, arrivarono nella regione tre generazioni fa quando le famose botteghe di ceramisti locali assumevano per vendetta.

Municipio di Vallauris e il suo campo da bocce, dietro la fila di cespugli, 8 aprile 2022.

Domenico Magnoli è il tipo discreto. Vive in modo frugale, guida una Twingo, fa il guardiano notturno dal 2016 – stipendio mensile: 1.500 euro – e si prende cura dei suoi due figli, per i quali ha l’affidamento congiunto. Vive a Valbonne, un po’ più in alto nel dipartimento delle Alpi Marittime. Conosce anche le persone lì. È un uomo con buone capacità interpersonali che è apprezzato da tutti. Nel 2020, in occasione delle elezioni comunali, la squadra elettorale del senatore socialista ed ex sindaco di Valbonne, Marc Daunis, lo ha addirittura chiamato a mobilitare gli elettori.

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Rari sono i giorni in cui “Domi” non si ferma a salutare un altro suo zio, anche lui di nome Girolamo, titolare della Petite Brasserie di Vallauris, si trova un bar con insegne nere situato poco distante dal centro tra una pizzeria e la caserma dei pompieri. Domenico ha le sue abitudini lì. Quando dice che se ne va “al bar”, è come se non ci fossero altri in giro. Per lo più beve un caffè e gira. Di tanto in tanto si siede a giocare a carte, raccoglie notizie di famiglia, chiacchiera con il giardiniere del paese, un fedele cliente locale. Qualche parola di italiano a volte passa inosservata: se Domenico Magnoli è nato a Cannes, le sue radici familiari sono a Rosarno, in Calabria, sulla punta del suo stivale, per così dire.

Il fronte della Petite Brasserie di Vallauris, citato nel fascicolo

A ben vedere, il legame che i giocatori di bowling Vallauris hanno con la loro terra d’origine non è solo una questione di nostalgia. Si nutre di altre alleanze e rapporti d’affari di tipo speciale.Secondo le indagini giudiziarie svolte in Italia, questa piccola colonia franco-italiana è infatti legata ad uno dei principali clan della potente mafia calabrese, la ‘Ndrangheta. Il clan in questione è quello dei Piromalli-Molè, gli storici “maestri” del porto di Gioia Tauro, epicentro di tanti traffici, a pochi chilometri da Rosarno. Secondo la polizia transalpina, i Magnoli hanno da tempo giurato fedeltà ai Piromalli-Molè, facendo di Vallauris una sorta di staffetta francese della “casa madre”. Uno studio inedito condotto su entrambi i lati del confine sta aiutando a decifrare meglio questi collegamenti: il dossier Ponente Forever, così chiamato in riferimento alla Riviera che collega Genova al confine francese.

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Arduino Genovesi

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