Le sfide della tecnologia digitale per…

Il ministro di Stato Akis Skertsos scrive sul quotidiano Kathimerini della democrazia moderna e delle minacce che deve affrontare, discutendo anche delle opportunità che la tecnologia digitale può offrirle.

“I padri fondatori delle democrazie moderne – da Mill e Tocqueville a Smith – hanno avvertito che la democrazia rappresentativa è sempre fragile e ‘purtroppo mai abbastanza’”. Quindi hanno sostenuto che la democrazia deve costantemente tendere a radicarsi”, osserva Per inciso, l’introduzione, che spiega il “perché” subito dopo:

«Forse perché la democrazia liberale è l’unico sistema politico che consente e incoraggia la libertà di espressione e di giudizio dei suoi cittadini. Mettere in discussione le decisioni del governo e i processi statali. E il controllo costante dei 3 poteri attraverso specifici contrappesi istituzionali. Il suo vantaggio comparativo rispetto ad altri sistemi politici è anche la sua debolezza.

Nasce così il paradosso politico, mentre la fiducia è un elemento costitutivo del mandato popolare che concediamo a coloro che eleggiamo per prendere decisioni per nostro conto, il capitale della fiducia è quasi sempre scarso nella maggior parte delle democrazie moderne.

Specializzato in questo, si concentra poi sulle ulteriori “sfide significative” a cui le democrazie moderne devono rispondere oggi:

– “La loro sfida agli occhi dei cittadini da parte di regimi e leader sempre più autoritari che, proprio perché autoritari e irresponsabili ovunque, sono in grado di prendere e far rispettare decisioni molto più velocemente di una democrazia”.

– “L’ulteriore erosione della fiducia tra i lavoratori e i cittadini della classe media, che vedono i loro redditi stagnare o addirittura diminuire mentre la crescita economica continua a spostarsi verso obiettivi di investimento con costi del lavoro inferiori”.

– E infine “il rapido progresso della tecnologia digitale, che, per la sua velocità, è oggi in evidente contrasto con i processi più lenti che inevitabilmente seguono la democrazia rappresentativa”.

Su quest’ultimo si sofferma il ministro degli Esteri nel prosieguo del suo articolo e scrive: “Le moderne democrazie di massa postmoderne soffrono della malattia della ‘gratificazione immediata’. Cioè, il desiderio dei cittadini di avere tutto, in questo momento, qualcosa di simile a quello che sta accadendo sugli schermi dei nostri smartphone. Tuttavia, la democrazia rappresentativa è intrinsecamente più lenta perché rappresentativa e limitata da controlli e contrappesi istituzionali.

Quindi, come risponde la moderna democrazia rappresentativa alle sfide di cui sopra? E come può reinventarsi per non diventare politicamente irrilevante?” si chiede e continua:

“Nelle mani giuste e con il giusto quadro giuridico per proteggere i dati personali, la tecnologia digitale non è una minaccia per le democrazie, ma un’opportunità. Perché può consentire loro di essere più efficienti, veloci e partecipi e, in definitiva, rafforzare la fiducia dei cittadini nelle loro istituzioni politiche.

Come; La tecnologia digitale può avvicinare i cittadini ai loro rappresentanti, utilizzando strumenti di democrazia partecipativa e di consultazione che attualmente mancano. A livello comunitario del comune, la democrazia partecipativa è molto più fattibile.

Può migliorare la qualità e la velocità dei servizi pubblici riducendo al minimo la burocrazia. gov.gr è l’esempio più vivido di un nuovo rapporto di fiducia con il nostro Stato”, sottolinea invece, sottolineando che “l’analisi dei dati digitali può anche ridurre le disuguaglianze se una politica è più mirata ai gruppi veramente vulnerabili e aree del paese. L’istruzione, la salute, la sicurezza, gli aiuti finanziari possono essere resi molto più efficaci quando analizziamo i dati relativi al rendimento scolastico, alle cartelle cliniche, alle denunce di reati, alle dichiarazioni dei redditi. Dati che nascondono un vasto patrimonio di informazioni e fino a poco tempo fa erano inutilizzati nelle mani dei servizi pubblici.

Infine, la tecnologia digitale può favorire la cooperazione internazionale per affrontare sfide globali come il terrorismo, le crisi sanitarie e i cambiamenti climatici. Il miracolo del vaccino contro il coronavirus non sarebbe avvenuto senza il loro aiuto”, è un altro esempio che A. Skertsos cita e conclude:

“Il più grande pericolo per le democrazie moderne viene dal compiacimento che inevitabilmente deriva dalla prosperità democratica ed economica.

Come europei, abbiamo la fortuna di vivere in un’unione politica con il più completo e democratico insieme di regole che disciplinano l’uso dei dati e della tecnologia. Con maggiore responsabilità, controlli ed equilibri e rispetto per la protezione dei dati personali, tutti possiamo sfruttare i vantaggi della tecnologia migliorando e reinventando le nostre democrazie”.

Fonte: AMPE

Giacinta Lettiere

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