Morte la fotografa italiana Letizia Battaglia, che ha “ucciso” la mafia | Cultura e divertimento | Edizione America

È morta oggi a Palermo (Sicilia) all’età di 87 anni l’italiana Letizia Battaglia, una delle fotografe più importanti al mondo e nota soprattutto per aver rappresentato gli orrori di Cosa Nostra, la mafia siciliana, con le sue foto in bianco e nero .

Ad annunciare la notizia, il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, ha detto che la città “sta perdendo una donna straordinaria e un punto di riferimento”.

“Letizia Battaglia è stata un simbolo riconosciuto a livello internazionale nel mondo dell’arte, una bandiera sulla via della liberazione della città di Palermo dal governo mafioso”, ha aggiunto l’assessore.

Battaglia, que fue la primera mujer fotógrafa en un diary, “L’Ora” de Palermo, destacó por sus photos de la crónica negra vinculada a los mafiosos desires en su natal Sicilia y que pasaron de las páginas de los diarios a ser verdaderas obras dell’arte.

La sua vita e il suo lavoro sono stati i protagonisti di “Shooting the Mafia”, documentario diretto da Kim Longinotto presentato nel 2019 alla Berlinale, il festival internazionale del cinema della capitale tedesca, e in cui ha raccontato la violenza della mafia e come l’ha catturata nel suo colpi.

Le immagini degli arresti storici dei capi dell’organizzazione criminale dell’epoca, i cadaveri delle loro vittime prostrati a terra o il sangue versato dove c’era un minuto prima si mescolano ad altre di liete feste dell’alta società palermitana o del facce felici dei bambini di strada, sono alcune delle immagini che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.

È anche la foto di Giorgio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica Italiana, che scende dalla sua auto il defunto fratello Piersanti, allora Presidente della Regione Sicilia, dopo un attentato di Cosa Nostra nel 1980.

Ma gran parte del suo lavoro è stato dedicato alla gente comune siciliana, ai bambini e alle donne in primis.

De Battaglia si è sempre distinto per il modo in cui cattura dramma e dolore nelle sue fotografie, ma sempre con rispetto e senza cadere nello spettacolo o nei luoghi comuni che spesso si fanno del mondo mafioso.

Le sue foto testimoniano anche il suo coraggio, opponendosi con dignità e coraggio ai mafiosi, come l’immagine che ha scattato all’arresto del boss mafioso Leoluca Bagarella nel 1979, momento chiave nella storia dell’organizzazione, criminale siciliano, e che Battaglia ha fotografato così da vicino che il detenuto è riuscito a prenderla a calci e gettarla a terra.

Più familiari le sue ultime immagini, come quelle della figlia Patrizia che ha dato alla luce la nipote Marta nel 1995 o la campagna che ha fatto per Lamborghini nel 2020, che ha suscitato polemiche sull’utilizzo di modelli femminili. .

Nasce a Palermo nel 1935, dove trascorre gran parte della sua carriera e della sua vita, tranne un breve periodo a Milano. A 27 anni incontra per caso il poeta Ezra Pound, che l’ha avvicinata alla sua poesia, che sarebbe diventata una grande fonte di ispirazione per tutta la sua vita.

Ha poi trovato lavoro presso “l’Ora”, quotidiano locale di Palermo con il quale ha collaborato per diversi anni, diventando la prima fotografa donna in un giornale e di cui diventerà responsabile della fotografia nel 1974.?

Il suo impegno di fotografo dentro e fuori il giornale è continuo, almeno fino al 1992, anno degli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

“Questi attacchi, come ha spiegato, l’hanno distrutta e l’hanno costretta a interrompere la sua carriera di fotoreporter, ma lei non rinuncerà alla lotta alla mafia, preferendo concentrarsi sulle sue attività collaborative di sensibilizzazione e diffusione.

Battaglia ha sempre sostenuto e collaborato con vari enti e laboratori per diffondere le proprie conoscenze ed esperienze.

Esta “misión” culminará con la inauguración, en 2017, del “Centro Internacional de Fotografía de Palermo”, un archivo histórico que reúne las instantáneas de más de 150 fotógrafos, profesionales y aficionados, que desean mostrar su visión pública nacional e internacional de la città.

Molti libri e mostre sono state dedicate al suo lavoro e ha ricevuto numerosi riconoscimenti come “Eugene Smith” per il fotogiornalismo.

Arduino Genovesi

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