È una voce strana, segnata dalle urla allo Stadio Olimpico di Roma come dai pacchetti di sigarette morta a 59 anni. Perché Alessandra Bianchi, ex opinionista della trasmissione di punta “L’Équipe du Dimanche” su Canal+, con il suo intervento non ha lasciato nessuno indifferente. Al di là delle sue parole e della sua analisi del calcio italiano, aveva un tono unico. Pietroso e graffiante, suggerendo la morbidezza che emanava. Questo contrasto era la sua peculiarità e la sua personalità.
In Francia, dal 2005, è stata voce dell’ex programma di punta di Canal+, “L’Équipe du Dimanche”, dedicato ai quattro maggiori Campionati Europei. In precedenza, Alessandra Bianchi ha iniziato la sua carriera presso il quotidiano italiano Corriere dello Sport prima di diventare corrispondente in Italia per i quotidiani L’Équipe e Le Parisien. Successivamente attraversò le Alpi per stabilirsi a Parigi. Dopo Canal +, parla anche su L’Équipe 21 della sua passione per l’Italia, la Roma e il suo giocatore emblematico Francesco Totti.
Poi torna nella terra del Calcio. Amo ancora il calcio e la Roma. Un po’ meno giornalismo, a cui poi ha rinunciato per scrivere libri e passare al dipartimento comunicazione della Lega Pro, l’ente che gestisce i tre campionati italiani di Serie C.
“Una donna allegra e brillante”
A volte scriveva ai suoi amici francesi. Messaggi caldi per le feste. Mentre manteniamo un legame sempre più debole. La vita che passa e che provoca rimpianti quando apprendiamo che si è fermata, anche se non ne sentiamo parlare da molto tempo. «Il tempo è passato ed eccomi qui sotto una pioggia di rimpianti», descrive magnificamente Nathalie Iannetta, prossima alle lacrime. Il presentatore di “L’Équipe du Dimanche” aveva sviluppato con lei un legame speciale.
“A volte ci parlavamo in italiano perché gli altri non ci capissero”, ricorda Nathalie Iannetta. “ ale era una donna allegra e intelligente. Non c’erano pose intorno a lei. Mi colpì il contrasto tra la durezza della sua voce e la dolcezza della sua personalità. Passavamo molto tempo insieme fumando e parlando di calcio. Non capiva che io, che vengo anch’io dalla Roma, tifavo Juve (sorriso). »
“Un gran lavoratore che ha sempre voluto andare avanti con umiltà”
Sotto choc Darren Tulett, che sullo stesso set ha parlato di calcio inglese mentre Alessandra Bianchi ha parlato dell’Italia. “Ho sentito la notizia martedì sera e ho avuto molti problemi a dormire”, dice. Non ci credo. Come omaggio personale, stamattina mi sono preparato un caffè ristretto. Alessandra era un raggio di sole dalla voce roca. In televisione ho espresso autoironia nei confronti del mio Paese e del suo calcio. Alessandra, invece, era innamorata di lui. E idolatrava Francesco Totti». Mentre parla, Tulett ricorda un aneddoto. “Nove volte su 10, il regista faceva una ripresa ampia mentre parlava in modo da poter vedere le sue gambe. Oggi non sarebbe possibile, ma Alessandra ne è lusingata. »
Jean-Philippe Goron, all’epoca caporedattore del programma, preferì mantenere “un gran lavoratore che ha sempre voluto avanzare con umiltà”, “un perfetto collega di lavoro”.
A Vincent Duluc, uno dei migliori scrittori de L’Équipe, basta un secondo per evocare la prima immagine. “Quella di questa ragazza vivace che ha iniziato come stagista presso L’Équipe nel 1998. Eravamo alla radio e poi in TV. Alessandra aveva questa cultura dei giornalisti italiani che parlano di calcio in TV. Nessuno di loro era normale. Non era Alessandra. Quando è tornata in Italia ci siamo scambiati dei messaggi. Ma due o tre all’anno, non di più. Quando ho saputo della sua scomparsa quel martedì sera, sono rimasto scioccato. »
Didier Roustan, giornalista in particolare de L’Équipe, vuole conservare un ricordo più personale. “Quando ho fondato la Citizens Football Association, a volte dovevamo andare in stadi molto piccoli. Alessandra veniva spesso a sostenerci. È venuta in questi stadi con i tacchi alti. Ciò a volte ha portato a commenti piuttosto riservati. Ma non le importava. Se la sua presenza riusciva a far parlare la gente del club, allora veniva. Perché soprattutto era generosa. »
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