Devozione all’America di Djordje Meloni

Da quando nel 1947, col cappello in mano, a causa delle terribili condizioni del paese nel dopoguerra, l’allora Primo Ministro italiano Alcide de Gasperi si recò negli Stati Uniti per parlare al Congresso, senza essere ricevuto alla Casa Bianca, si susseguirono innumerevoli incontri e cambiamenti nel tutti gli aspetti delle nostre relazioni. Il presidente Biden accoglierà alla Casa Bianca con onore e rispetto il primo ministro Giorgia Meloni, quale rappresentante di una nazione più che amichevole dal 1947. Ma lei stessa ha sempre, ben prima di assumere la guida del governo, dimostra un’aperta amicizia nei confronti del Stati Uniti, ma anche un atlantismo di ferro, afferma Mauro della Porta Raffo, presidente onorario della Fondazione Italia-Stati Uniti e uno dei leader, in un’intervista a “Politica”, esperti internazionali di storia e istituzioni americane, rispondendo alla domanda di quello che ci si può aspettare dal colloquio tra il capo del governo italiano e il presidente americano durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti da quando è entrato in carica nell’ottobre dello scorso anno.

“Al di là delle dichiarazioni pubbliche e formali e delle strette di mano, crediamo e speriamo che incontri di questo tipo siano stati precedentemente studiati e articolati dai rispettivi diplomatici e portino a conclusioni, il cui contenuto effettivo sarà esposto in seguito”. Per quanto riguarda i futuri rapporti con Washington, le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti si terranno il 5 novembre del prossimo anno. Che si tratti della conferma di Joseph Biden come presidente o del ritorno di Donald Trump (a questo punto sembra che i due debbano giocarsi una rivincita), Giorgio Meloni sembra perfettamente posizionato, senza nemmeno opporsi. Personalmente vedo una politica preparata, che non si pone limiti e che intende, con un po’ di fortuna, grazie alla forte maggioranza parlamentare senza la quale non potrebbe realizzare tutto, di estendere la sua influenza sulla scena internazionale. livello. Come dice il proverbio italiano, ‘se sono rose, fioriranno'”, spiega il nostro interlocutore.

Forse Biden chiederà all’Italia di abbandonare la Belt and Road Initiative cinese?

Con giustificata cautela al riguardo, non essendo il caso di sottolineare che Pechino è un colosso in tutti i sensi, Giorgio Meloni ha più volte affermato che l’Italia può mantenere ottimi rapporti con la Cina, anche se non rientra nell’accordo i media chiamano qui. la “Nuova Via della Seta”. Questo argomento è di estrema importanza e sarà sicuramente tra i più discussi. L’atto di bilanciamento politico che attende il Primo Ministro non sarà facile.

La Meloni si è rivelata un partner affidabile, nonostante i timori degli alleati occidentali quando ha preso il potere lo scorso ottobre?

Intendi i timori degli alleati occidentali o gli argomenti su cui i partiti di opposizione e i media si sono accaniti durante la campagna preelettorale nel tentativo di minare l’azione e un’impressione positiva? Certo, è innegabile che alcuni ne avessero paura, ma assolutamente non tutti. E d’altronde, in un Paese democratico come il nostro, che è sempre stato alleato e che si è orientato in tal senso, quali combinazioni sconvolgenti si potrebbero attuare?

Quanto sono contenti gli italiani del loro Primo Ministro, cioè del governo più di destra dalla seconda guerra mondiale?

Partendo dal fatto che le nozioni di destra e sinistra oggi, pur non essendo obsolete, hanno in questi tempi normali meno influenza che in passato, va aggiunto che è sempre stato noto che il popolo italiano è per così dire maggioritario. , conservatore, per questo possiamo dire che è finalmente visibilmente rappresentato al potere.

Nonostante i sondaggi positivi, l’impressione è che, a fronte di risultati elettorali locali favorevoli ma significativi, il senso di soddisfazione degli italiani cresca. Dà l’impressione di un politico potente, autonomo e capace di prendere decisioni, il che non è poco. La verità, come inevitabile, verrà rivelata alle elezioni europee del prossimo anno. Sarà quindi opportuno e coerente per la maggioranza che lo sostiene che il suo partito vinca, ma in modo tale che la sua influenza non cresca troppo e non solo a scapito degli alleati.

Ha avuto diversi disaccordi con il presidente francese Emmanuel Macron. È cambiato qualcosa da quando si sono incontrati a Parigi il mese scorso?

Non è un segreto. Su Internet si possono trovare molte dichiarazioni belligeranti, colorite e fortemente contraddittorie di Macron, che precedono la sua vittoria elettorale. I rapporti con il presidente francese non sono idilliaci. Miglioramento, peggioramento? Sono costretti a convivere.

Traduzione di Aleksandra Damnjanović D’Agostino

Arduino Genovese

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