Diamo un’occhiata a cosa sta succedendo intorno a noi

Un contributo su due del signor Kasselakis riguarda argomenti personali. Ciascuna delle rare interviste di Androulakis è un “inno” per la rinascita del suo movimento “dalle ceneri”. Non posso dire nulla degli altri. Essendo eletti in parlamento, beneficiano dei costi pubblici.

Kyriakos Mitsotakis dovrà recarsi in Parlamento dopo aver convocato Maximos per un briefing confidenziale con i leader dei principali partiti per spiegare loro la posizione del Paese di fronte alle minacce e ai pericoli che lo circondano.

È essenziale una discussione sul quadro diplomatico, politico e militare complessivo. La posizione del Primo Ministro non è solo quella di affrontare le situazioni pratiche in modo pratico, per quanto importante possa essere. Ma anche per avvisare, interpretare e spiegare in modo semplice la situazione ai cittadini. In modo che guardiamo cosa sta succedendo intorno a noi.

Le elezioni sono finite. È necessario non trascorrere il nostro tempo (politico) fino alle elezioni europee di giugno con i noti guardarsi l’ombelico introversi. Nel messaggio delle autorità locali si legge che la seconda ondata è “diversa dalla prima”. Pagando e incassando il prezzo dell’“arroganza”. Con le sciocchezze sui “fronti progressisti” dal basso o dall’alto. Con l’antropofobia della “neoproprietà da salotto”. Con le piccole liti di presunte commissioni di indagine preliminare. E quelle simili che i partiti inventano per tenere i cittadini intrappolati nella palude della realtà inquietante.

La situazione internazionale della Grecia si trova attualmente tra due guerre, una minaccia asimmetrica e sfide minori ma significative. In qualche modo dobbiamo concordare una guida di sopravvivenza. In qualche modo è necessario trasmettere alla società il messaggio che abbiamo bisogno di moderazione nelle richieste monetarie, di una limitazione degli ego guidati dal profitto, di più lavoro nella pratica e del sostegno delle risorse di cui abbiamo bisogno per emergere sicuri e più forti da un altro ciclo di minacce.

Ad alcuni potrà sembrare paradossale, ma la lettura corretta, realistica e fredda dei pezzi del puzzle dell’attuale minaccia internazionale ci aiuterà anche contro l’ondata di inflazione che la precisione ha portato nelle nostre vite. Le circostanze sono eccezionali e l’approccio del mondo politico deve essere simile. Capisco che Mitsotakis stia attivamente cercando un piano di navigazione nella crisi, una tabella di marcia che dicono anche i piccoli americani. Capisco che i partiti di opposizione preferiscano nascondersi dietro le proprie poesie ideologiche.

Trovo che i cittadini siano bombardati da ogni sorta di favole su chi sia responsabile di ciò che sta accadendo, ma certamente nessuno di noi lo è. Ma la questione non è né di chi è la colpa né come verrà distribuita la responsabilità, ma cosa faremo con i frammenti di un altro pericoloso sconvolgimento dell’ordine internazionale.

Non siamo l’unico paese ad avere problemi di coesione interna e di comprensione. Molti paesi democratici mostrano gravi segnali di instabilità interna. Gli stessi Stati Uniti sono minacciati dal prestigio politico interno. La Francia non sa chi succederà a Macron. La Germania osserva con stupore la perdita delle sue primarie come superpotenza manifatturiera. La Gran Bretagna misura i danni del suo neo-isolazionismo. L’Italia sta sprofondando in un nuovo debito.

La Spagna non sa chi la governerà. La Polonia trattiene il fiato per evitare l’isolamento permanente. La Svezia piange sulle rovine del consenso sociale. I poteri autoritari del pianeta si sentono a proprio agio nel calpestare le regole fondamentali della convivenza globalizzata del dopoguerra.

Sarebbe davvero un peccato per le generazioni che stanno nascendo, tra le quali noi anziani abbiamo sofferto le nostre colpe più gravi, lasciare che il paese precipiti in un vortice di opportunità. Normalmente, il presidente dovrebbe convocare un consiglio dei leader, anche se informale. Ma con l’attuale composizione del Parlamento è ovviamente inefficace. Almeno i leader che vogliono unirsi ad un’alleanza nazionale dovrebbero discutere tra loro. L’iniziativa è però nelle mani di Mitsotakis.

Giacinta Lettiere

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