DOSSIER 2: L’imposta speciale bancaria italiana pesa sui titoli bancari

ROMA (dpa-AFX) – Dopo il sorprendente annuncio di una tassa speciale sui “profitti in eccesso” delle banche in Italia, i titoli finanziari di tutta Europa sono stati martedì sotto pressione. Il calo è stato particolarmente evidente per i titoli delle banche italiane: Unicredit è sceso di quasi il 6% e Intesa Sanpaolo di quasi il 7%. Secondo l’agenzia Ansa questa tassa potrebbe portare nelle casse dello Stato oltre due miliardi di euro.

Con la nuova tassa del 40%, il governo italiano spera di raccogliere “qualche miliardo” di euro per alleggerire il peso sui cittadini, ha detto lunedì sera ai giornalisti il ​​vice primo ministro italiano e leader della Lega Matteo Salvini, dopo l’esito del consiglio dei ministri. La misura si applica fino al 2023.

Le banche italiane stanno attualmente realizzando grandi profitti grazie agli alti tassi di interesse sui prestiti. Secondo Salvini, la nuova misura mira a sostenere le famiglie e le imprese duramente colpite dall’inflazione e dall’aumento dei tassi di interesse. Le entrate derivanti dalla nuova tassa dovrebbero essere utilizzate per sostenere i mutuatari ipotecari e ridurre altre tasse.

L’indice Stoxx Europe 600 Banks, in fondo alla classifica del settore europeo, è sceso di quasi il 2%. Alla Borsa di Francoforte le azioni della Commerzbank sono scese del 3% e quelle della Deutsche Bank del 2%.

Gli analisti di JPMorgan hanno parlato di una decisione sorprendente. Secondo le prime stime ciò potrebbe comportare 3,5 miliardi di tasse aggiuntive. Di conseguenza, i risultati di Intesa Sanpaolo potrebbero essere inferiori del 30% rispetto a quelli che sarebbero senza di essa. Unicredit è meno colpito, attorno al dodici per cento. L’istituto beneficia di una minore concentrazione del portafoglio crediti in Italia.

Questa decisione è generalmente negativa per le banche italiane. Tuttavia, i coefficienti patrimoniali sono sufficientemente elevati da garantire le distribuzioni agli azionisti. Non ci sarà quindi alcuna variazione nella classificazione “Overweight” per Intesa e Unicredit. Inoltre, l’imposta potrebbe ancora essere adeguata./mf/mis/nas

Stefania Zampa

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