E’ morto all’età di 98 anni Eugenio Scalfari, fondatore de La Repubblica e icona del giornalismo italiano.

Eugenio Scalfari

Eugenio Scalfari, scrittore, fondatore del quotidiano “Repubblica” e uno dei grandi giornalisti italiani del ‘900, morto all’età di 98 anni, ha annunciato questo giovedì il giornale a cui è stato legato per tutta la vita e che ho licenziato nella sua edizione online dal titolo “Goodbye director”.

Scalfari è stato un intellettuale fondamentale nella storia italiana del secolo scorso, che ha unito al giornalismo il suo impegno civile e politico, e la sua morte è stata accolta con grande rammarico in un Paese, di cui è stato una delle più grandi voci e alla cui modernizzazione ha contribuito come un antifascista di spicco.

La sua morte «lascia un vuoto insormontabile nella vita pubblica del nostro Paese. Fondatore de L’Espresso e La Repubblica, che ha diretto per vent’anni, Scalfari è stato un protagonista assoluto nella storia del giornalismo nell’Italia del dopoguerra.ha detto il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghiche con entusiasmo ha assicurato che la sua “amicizia” ci mancherà.

“La chiarezza della sua prosa, la profondità della sua analisi e il coraggio delle sue idee accompagnano gli italiani da più di settant’anni e hanno reso i suoi editoriali una lettura imprescindibile per chiunque volesse capire politica ed economia”, riassume Draghi.

Il ministro della Cultura, Darío Franceschini, ha sottolineato la sua “un esempio di giornalismo civile” che “con la sua opera ha segnato la storia dell’Italia repubblicana. La sua morte oggi lascia un vuoto insormontabile: è una voce e un pensiero che ci mancheranno tutti”dichiarò il ministro della Cultura, Darío Franceschini, non appena si seppe della sua morte.

Il quotidiano Repubblica gli ha reso omaggio in prima pagina.
Il quotidiano Repubblica gli ha reso omaggio in prima pagina.

Nato a Civitavecchia, alle porte di Roma, il 6 aprile 1924 e laureato in giurisprudenza, Ha iniziato la sua carriera di giornalista nel 1950 collaborando a “Il Mondo” e “L’Europeo”, settimanali di riferimento per politici e intellettuali italiani.

Ha unito l’attività giornalistica a quella politica e ha collaborato alla fondazione del Partito Radicale Italiano, di cui è stato Vice Segretario Generale.

Nel 1963 fu nominato direttore de “L’Espresso”, carica che mantenne fino al 1968, quando tornò alla politica e fu eletto deputato socialista alle elezioni del 1968, carica che mantenne fino al 1972.

Quattro anni dopo fonda il quotidiano “La Repubblica”, che stampa con carattere critico e progressista e che dirige fino al maggio 1996. Viene sostituito da Ezio Mauro, direttore de La Stampa, e saluta il giornale con il articolo “La República, una e indivisibile”.

Come direttore di “Repubblica”, Scalfari si oppose categoricamente nel 1990 al magnate dei media ed ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi alla presa del controllo del gruppo editoriale “Espresso-Mondadori”, in un’aspra battaglia che si concluse, dopo la mediazione del governo, dalla distribuzione del consorzio.

Scalfari è stato un intellettuale fondamentale nella storia italiana del secolo scorso, che ha unito al giornalismo il suo impegno civile e politico, e la sua morte è stata accolta con grande rammarico in un Paese, di cui è stato una delle più grandi voci e alla cui modernizzazione ha contribuito come un antifascista di spicco.
Scalfari è stato un intellettuale fondamentale nella storia italiana del secolo scorso, che ha unito al giornalismo il suo impegno civile e politico, e la sua morte è stata accolta con grande rammarico in un Paese, di cui è stato una delle più grandi voci e alla cui modernizzazione ha contribuito come un antifascista di spicco.

Nel 1996, quando Scalfari lasciò la direzione del quotidiano romano, si classificò al secondo posto per tiratura, dietro al “Corriere della Sera” milanese. Un anno prima «La Repubblica è stato il primo quotidiano italiano a diffusione nazionale a scendere in piazza con la sua prima pagina a colori.

Negli anni successivi ha prodotto pubblicazioni come “La ruga sulla fronte” (2001), “Articoli, 5″ (2004). “Dibattito sul laicismo” (2005) “L’uomo che non credeva in Dio” (2008), mentre i suoi ultimi libri sono stati “Per l’alto mare aperto” (2010). “Scoote l’anima mia Eros” (2011). “La passione dell’etica. Scritti 1963-2012″ (2012) e “L’amore, la sfida, il destino” (2013).

“Addio Eugenio, un secolo di giornalismo e passione civile”, ha scritto oggi in un tweet il suo successore alla guida di Repubblica, Ezio Mauro.

(con informazioni da EFE)

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Drina Piccio

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