Gianluca Vacchi, accusato di aver costretto un ex dipendente a ballare nei video su Internet

L’imprenditore italiano Gianluca Vacchi, seguito sui suoi social da milioni di persone in tutto il mondo, affronta una battaglia legale con tre ex dipendenti, tra cui un assistente che lo accusa di averla costretta a ballare in molti dei video che pubblica.

Secondo riporta il quotidiano italiano La Repubblicareplica l’agenzia EFE, parla della filippina Laluna Maricris Bantugon, che ha lavorato per lui come “influencer” riconosciuto tra il 2017 e il 2020, e ha denunciato Vacchi per non “trattarla bene” e per “non aver rispettato i suoi diritti sindacali”.

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La donna è stata intervistata dai suddetti media e ha confermato che chiede di essere pagata 70.000 euro, ovvero circa 285 milioni di pesos colombiani, per il danno causato e per il risarcimento che non ha percepito al termine del rapporto di lavoro.

Inoltre, ha accusato il datore di lavoro di farla lavorare “oltre 20 ore al giorno” e di “causarla stress” per la registrazione dei suoi famosi video, nei quali balla anche con alcuni suoi dipendenti.

“In alcuni casi, abbiamo dovuto partecipare in prima persona ai loro video, anche se non volevamo. Dovevamo presentarci vestiti con l’uniforme da assistente”, ha detto al giornale.

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Ma non sarebbe tutto, poiché il portale aggiunge che Vacchi sta avendo un’altra battaglia legale con altri due collaboratori che hanno lavorato per lui per più di due decenni e che hanno impugnato il suo licenziamento davanti alla procura di Bologna, in Italia.

Quando le denunce sono diventate note, l’uomo d’affari ha inviato una dichiarazione alla rivista persone in spagnoloin cui ha detto che avrebbe deciso il caso solo davanti alle autorità.

“Per quanto riguarda le notizie apparse di recente sui media, Non ho rilasciato dichiarazioni o risposto ad alcuna richiesta di colloquio sull’argomento e non intendo farlo. In effetti, ci sono processi in corso ed è nelle mani dei giudici di esprimere un parere in merito”, si legge nella lettera pubblicata dalla rivista.

Drina Piccio

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