I “Preraffaelliti” viaggiano nell’Italia “ideale” dei loro maestri

Roma, 23 febbraio (EFE).- I “Preraffaelliti” ruppero i confini dell’arte vittoriana sognando i maestri della vecchia Italia e ora la loro eredità raggiunge questo Paese con una mostra che riunisce, per la prima volta, centinaia di opere . di questo periodo, il “rinascimento moderno” che, a partire dalla metà del XIX secolo, gettò le basi per le avanguardie successive.

“Si tratterà della più grande mostra sui ‘Preraffaelliti’ organizzata in Italia, paragonabile ad altre, poche in numero, nel Regno Unito” ha dichiarato Gianfranco Brunelli, curatore della mostra, visibile fino al 30 giugno al San Antonio. Museo, spiega all’EFE Domenico de Forlí (nord).

Questo ex convento domenicano ospiterà 357 pezzi – tra dipinti, sculture, ceramiche e mobili – di questo movimento apparso nell’Inghilterra vittoriana nel 1848 per rinnovare la pittura, sottraendola al rigoroso accademismo prevalente all’epoca.

I suoi rappresentanti, come William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti, sostenevano una visione pura della realtà e cose dai colori vivaci in un’epoca in cui il nero della rivoluzione industriale permeava praticamente ogni cosa.

Così bevevano gli antichi maestri italiani prima di Raffaello, simbolo della perfezione canonica tra il XV e il XVI secolo, influenzati da geni medievali come Giotto, Cimabue, Beato Angelico, Verrocchio, Sandro Botticelli o Piero della Francesca.

Proprio la novità della mostra forlivese, spiega Brunelli, è che “mette a confronto i pezzi con i grandi capolavori del Trecento e del Quattrocento” ma anche con i maestri veneziani, Tiziano o Veronese, fino a Michelangelo.

Un esempio del legame tra gli inquieti pittori britannici e i riferimenti italiani è il “Processo fiorentino” che Frederick Leighton dipinse nel 1853, in cui appare per le vie della città un’icona della Vergine realizzata da Cimabue nel 1290.

«Leighton ha fatto dell’arte italiana una patria ideale per la grande rivoluzione ‘preraffaellita’», spiega l’esperto.

Ma, d’altro canto, la mostra avvalora la tesi secondo cui i “preraffaelliti”, con le loro opere impregnate di tele antiche italiche, permisero agli autori italiani dell’Ottocento, il secolo dei nazionalismi, e che l’Italia, in Infatti, nascerebbe come Paese unito.

“I grandi pittori italiani dell’Ottocento guardarono ai ‘Preraffaelliti’ e riscoprirono se stessi e la propria identità nazionale, perché i secoli XIV e XV, prima di Raffaello, erano stati completamente dimenticati”, spiega Brunelli.

La mostra di Forlí presenterà pezzi in prestito dalla Galleria degli Uffizi, dal British Museum, dalla Royal Academy of Arts o TATE, dalla Fondazione Luis A. Ferré e dal Ponce Museum of Art di Porto Rico o dalla Collezione Pérez Simón in Messico, tra gli altri . entità.

Da quest’ultimo, ad esempio, proviene “Ragazze greche che raccolgono ciottoli sulla spiaggia” (1871) di Leighton, che in Italia viene paragonato a Guido Reni.

L’Italia renderà così omaggio a questa generazione di ribelli vittoriani che pensavano fuori dagli schemi e gettarono le basi della grande primavera dell’avanguardia europea.

L’ultimo pezzo aggiunto oggi alla mostra è un pianoforte con tasti in avorio decorato con elaborati dipinti di Edward Burne-Jones e che è stato trattenuto alla dogana dalla Guardia di Finanza, la polizia di frontiera italiana.

Drina Piccio

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