Roma, 21 marzo (EFE).- Un gruppo di giovani ha occupato nel 2012 il “Cinema América” di Roma per evitare che venisse trasformato in un parcheggio. Ora il Consiglio di Stato italiano li ha scagionati, salvato la pièce e chiuso un contenzioso legale al quale i ragazzi, organizzati in Fondazione, hanno aggiunto anche il sostegno di Hollywood.
“Il nostro obiettivo era salvarlo e ci siamo riusciti. Speriamo che i proprietari riaprano il cinema o che lo facciano altri”, esulta Valerio Carocci, “uno in più” di questi ragazzi e oggi presidente della Fondazione Piccolo América, durante una colloquio con EFE.
Questa storia ha un affascinante tono epico: i suoi protagonisti erano giovani amanti della settima arte che si rifiutavano di lasciare che il loro amato cinema di Trastevere a Roma fosse schiacciato dall’insaziabile settore immobiliare.
La sala era stata un punto di riferimento nella vita sociale e culturale del quartiere ma nel 1999, dopo un lento e inesorabile declino, ha chiuso definitivamente i battenti, una vittima in più della crisi che ha colpito – e colpisce ancora – i teatri italiani.
Nel 2002 l’edificio è stato acquistato dalla società “Progetto Uno” con l’intento di demolirlo e realizzare appartamenti e parcheggi nel prezioso centro romano. Ma i ragazzi hanno rifiutato e nel 2012 l’hanno occupata completamente.
Iniziò così una battaglia legale che sarebbe durata un decennio ed è stata appena risolta. Il Consiglio di Stato, massima autorità di giustizia amministrativa italiana, ha rigettato il ricorso dell’impresa edile: Cine América non ne risente.
L’AMERICA NON SI TOCCA
Il cinema storico, afferma la sentenza, “è una rara testimonianza della storia e della cultura degli anni Cinquanta”, quando Roma era conosciuta come la Hollywood del Tevere, nonché un edificio “unico per i suoi elementi decorativi e di arredo”.
Insomma, il Cine América, attualmente abbandonato, non può essere demolito e gli attuali o futuri proprietari possono fare quello che vogliono, ma sempre rispettandone l’aspetto e, sì, restaurandolo.
“È una grande vittoria di tutte le esperienze sociali e culturali e del cinema in generale perché si riconosce l’importanza delle sale nelle città. È una vittoria che tutelerà gli spazi sociali e culturali”, prevede Carocci.
Ora ha chiesto un incontro con l’impresa edile per “valutare le azioni” che consentano la riapertura del cinema.
L’AMMIRAZIONE DEL MONDO DEL CINEMA
La testardaggine di questi cinefili ha subito conquistato il mondo e conquistato il sostegno di personaggi come Paolo Sorrentino, Bernardo Bertolucci, Ettore Scola, Roberto Benigni, Paolo Virzì, Wes Anderson, Martin Scorsese e Jim Jarmusch.
L’occupazione dell’America si è conclusa nell’autunno del 2014, due anni dopo l’inizio, ma mentre combattevano la battaglia per la loro salvezza nei tribunali, i ragazzi hanno fatto in modo che i valori di questa protesta non morissero.
Decisero così di portare il cinema in piazza: prima proiettando grandi classici sui muri di Roma, poi con serate di cinema all’aperto di successo ogni estate in tre piazze, dal centro di San Cosimato alla periferia.
Iniziative che hanno suscitato le ire di una parte del settore, che ha visto la concorrenza pericolosa.
UNA STORIA DI SUCCESSO
Al culmine del loro viaggio, nel settembre 2021, mentre la pandemia ancora infuriava, hanno inaugurato il loro nuovissimo teatro a Trastevere, il Cine Troisi, un ambizioso spazio aperto 24 ore su 24 con bar, biblioteca e sala riunioni. . . .
E hanno trionfato ancora: il Troisi, sempre pieno e vivace, si è aggiudicato il premio “Biglietto d’Oro” per essere stato lo scorso anno la sala con più spettatori del Paese, oltre 60.000.
La popolarità dei ragazzi e delle ragazze che si sono incontrati in America è solo aumentata ed è possibile riconoscerli a Roma dalle camicie marroni che hanno indossato da allora, come una sorta di simbolo o militanza che ha anche portato loro meritati attacchi dall’estrema destra . (Carocci doveva vivere con una scorta).
Ma man mano che crescevano, che accogliessero migliaia di persone nelle loro serate di cinema sotto le stelle, che riformassero la Troisi o ne studiassero la programmazione, nella loro testa c’era sempre il destino e la battaglia legale per l’America, il cinema che li univa.
“La sentenza del Consiglio di Stato ci ha dato un enorme senso di possibilità. Sono passati 11 anni, abbiamo aperto una nostra stanza, ma l’abbiamo vissuta come un’attesa perché c’era ancora una battaglia di mamme che non sapevamo che non avremmo vinto», ammette la Carocci.
Ora potranno finalmente godersi i loro successi perché nessuno potrà abbattere Cine América o, ovviamente, tutto ciò che rappresenta.
Gonzalo Sanchez
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