“Sono molto dispiaciuto per quello che sta succedendo a Pristina.” Rispetto tutti i soldati che sono morti per la loro patria, indipendentemente dalla nazione a cui appartenevano. Le loro anime ora sono in paradiso e dovrebbero poter riposare lì e non essere disturbate. Sono convinto che la targa commemorativa debba essere rimessa al suo posto”, ha detto a Kosovo Online il generale Jubini.

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Il generale Jubini dice che è una vera tragedia quando un popolo deve lasciare la propria patria e che oggi i serbi devono affrontare tante sofferenze.

“Oggi i serbi sono un popolo del Kosovo che vive una tragedia”, ha detto il generale

Il Generale di Brigata Raffaele Jubini guidava il contingente italiano di soldati della KFOR ed era il comandante della Brigata Italiana “Folgore” – il 183° Reggimento Paracadutisti della KFOR.

Durante il pogrom del marzo 2004, i suoi soldati riuscirono a salvare il patriarcato di Peć, ma anche i monasteri di Budisavci e la chiesa di Biči nel comune di Klina.

Per questi meriti la Chiesa ortodossa serba ha conferito al generale Jubini e alla sua unità la più alta decorazione ecclesiastica: l’Ordine di San Sava, per il loro contributo alla protezione dei monasteri serbi in Kosovo e Metohija.

Alla domanda se avrebbe sostenuto la petizione lanciata da un gruppo di intellettuali per restituire il monumento ai soldati serbi della prima guerra mondiale, il generale Jubini ha risposto che come soldato non aveva mai partecipato ad azioni simili.

“Non ho l’abitudine di firmare petizioni.” Non l’ho mai fatto in vita mia. Tuttavia mi sento molto vicino al popolo serbo, che rispetto e di cui capisco molto bene i momenti di grande dolore”, ha detto il generale Jubini.