La città italiana è stata l’epicentro della passione dell’Argentina per la nazionale nella finale del Coppa del Mondo. Quando il gioco è finito semifinale contro la Croazia social network e gruppi di argentini all’estero invitati, da tutte le piattaforme, a riunirsi nel piazza Dante nei pressi della tradizionale Via Toledo in Napoli.
Il programma è iniziato a mezzogiorno, anche se fin dall’inizio le strade del Stazione Garibaldi così come quelli che compongono Quartieri SpagnoliSi sono vestiti con i colori dell’Albiceleste. Anche gli autoctoni si sono fatti notare con le maglie del Napoli con il nome di Diego Maradona sulla schiena. Non mancava nessuno e le canzoni venivano cantate con l’accompagnamento delle bande murghe che avevano avuto anni belli in Italia. Come centinaia di argentini, sono venuti da diverse parti del paese per incontrarsi Terra di Maradona.
L’emozione si è sentita fin dall’inizio e ovunque. “Non dimenticheremo mai quando Diego ci ha difeso nel Mondiale ´90″ menziona con voce rotta Marco Vignati, classico barista del centro napoletano. Allude allo scudetto del 1990 quando Maradona irruppe sulla stampa pochi giorni prima della semifinale giocata contro l’Italia nel vecchio stadio San Paolo (attualmente Diego Armando Maradona). “Chiedono ai napoletani di essere italiani una notte, mentre gli altri 364 giorni li chiamano terroni”, ha condannato la stella del calcio, sottolineando questa espressione con un’accusa razzista con cui gli italiani del sud sono stati insultati nel nord Italia. Perfetto anche questo pezzo di Maradona. Riferimenti napoletani come Roberto Saviano o il regista Paolo Sorrentino, hanno ammesso -nel tempo- che quella notte avevano incoraggiato l’Argentina.
per questa ragione In questa città ti senti a casa e in famiglia. Il banderazo si è concentrato in piazza Dante e senza interrompere i cori, le grida, gli applausi e le diverse espressioni di fanatismo, la gente ha compiuto un pellegrinaggio ininterrotto all’affresco di Maradona che si trova nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Non sono mancate persone su questo palco che sono uscite dai balconi per incitare la Nazionale e anche il pubblico argentino ha cantato, alla presenza delle nonne napoletane, l’arringa che ci ha commosso in questi giorni da Buenos Aires.
La ritrasmissione del match che ha incoronato la Nazionale con la sua terza stella nella storia del calcio mondiale, ha potuto essere seguita da vari punti della città. Il preferito era Il Circolo del Muro, vicino alla stazione terminale e dove si stima che più di mille persone all’interno e altrettante all’esterno, abbiano assistito ai minuti più eterni della domenica.
Il folklore accarezzava questa penisola mediterranea e tutto era lì in termini di cabala, tradizioni e fede. Tutti i tipi di carte sante, sante, cattoliche e pagane, tipiche della cultura argentina come San Pugliese e Santa Evita, Maradona con l’aureola e persino Dibu Martínez sopra uno dei lupi di Fioravanti sul Boulevard Mar del Plata.
Per tutta la domenica le vie della città hanno vibrato del fervente inno locale “Oh mama mama mama, Sai perchè mi bat il Corazon, Ho visto Maradona, Ho visto Maradona, Oh mama inamorato sono”, canzone che per il nostro paese non necessita di traduzione. A ciò si sono aggiunte le già permanenti manifestazioni di eterna ammirazione per Diego Maradona, che in questo contesto sono andate anche oltre l’emozione.
L’Argentina è campione del mondo e il Napoli ci ha riabbracciato. Esempi visibili di lealtà e passioni eterne e, come tali, inflessibili.
Continua a leggere:
“Datopato di Internet. Orgoglioso evangelista della cultura pop. Studioso di Twitter. Amico degli animali ovunque. Comunicatore malvagio.”