L’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) ha reagito alle cause intentate contro di essa lo scorso anno e quest’anno presso l’Alta Corte di Belgrado, a nome dei malati di cancro, a seguito del bombardamento della NATO all’uranio impoverito in Serbia, rivendicando l’immunità.
L’avvocato di Niš, Srđan Aleksić, che rappresenta i querelanti, ha detto a Tanjug che dopo mesi di attesa di una risposta, senza la quale non avrebbe potuto avviare il processo, la NATO ha solo affermato nella sua risposta che l’Alleanza godeva dell’immunità.
Aleksić si aspetta che il processo sia programmato per ottobre e sottolinea che poi contesterà le accuse della NATO.
Negli ultimi 15 mesi, tre cause contro la NATO sono state intentate presso l’Alta Corte di Belgrado, chiedendo il risarcimento dei danni causati a un poliziotto e due riservisti che si trovavano in Kosovo e Metohija nel 1999, dopo di che si ammalarono di cancro, come risultato del bombardamento del nostro paese impoverito, l’uranio.
A proposito, l’avvocato italiano Angelo Fiore Tartaglia e la dottoressa Rita Celli, specialista in medicina legale e assicurazioni, arriveranno presto in Serbia per i prossimi processi.
Il Dott. Celi è specializzato in psicopatologia forense ed è stato consulente della Commissione d’inchiesta – gli effetti dell’uranio impoverito, delle nanoparticelle e sulla popolazione militare impiegata nelle missioni di pace, che erano in Kosovo e Metohija durante i bombardamenti NATO.
Čeli era un membro della commissione di esperti che ha lavorato per determinare la relazione causale tra i bombardamenti all’uranio impoverito e la malattia delle persone che sono finite in Kosovo nel 1999.
Determina da campioni di sangue se i soldati che si sono ammalati di cancro erano il risultato di bombardamenti di metalli pesanti.
Aleksić ha sottolineato che insisterà affinché il dottor Celli svolga anche perizie sui suoi assistiti e affinché vengano presentate in tribunale le stesse prove dei processi italiani al fine di uniformare la pratica giudiziaria.
L’avvocato italiano Tartaglia ha ricevuto 253 sentenze definitive contro il Ministero della Difesa italiano, sulla base di azioni legali da lui rappresentate per conto di soldati italiani che soffrivano di cancro perché erano in missione di mantenimento della pace in Kosovo durante i bombardamenti della NATO.
Come l’Italia, le cause chiedono al tribunale di Belgrado di concedere alla Nato un risarcimento di circa 100.000 euro per cancro causato da avvelenamento da uranio impoverito.
Unitamente alle querele è stata presentata una proposta di mediazione, cioè di soluzione pacifica del contenzioso giudiziale.
Circa 3.000 potenziali clienti che vogliono chiedere un risarcimento alla NATO su questa base si sono finora rivolti all’ufficio di Aleksić, e tra loro ci sono albanesi del Kosovo e Metohija e della Serbia meridionale.
Aleksić ha ricordato che due decenni dopo l’aggressione contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, i cittadini del territorio più esposto alle particelle di uranio impoverito, dove sono state scaricate 15 tonnellate di uranio impoverito, stanno ora affrontando le conseguenze di “un aumento del numero di tumori pazienti, in cui il nesso di causalità è incontestabile, ed è quanto affermano le sentenze giuridicamente vincolanti dinanzi al giudice italiano, nelle quali è stato accertato il nesso di causalità e la responsabilità della Repubblica italiana.
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