* Analisi del giornalista Dimitris Deliolanis at Istituto per le alternative politiche ENA
Tra i tanti gravi problemi sollevati da questa crisi di governo, paradossale anche per gli standard italiani, il focus principale della presente analisi è su quelli che affrontano il centrosinistra e la sinistra italiani in un contesto più ampio della crisi dei partiti italiani e del suo sistema politico sono di fronte al paese.
La soluzione imposta Italia Se la Mario Draghi Giuseppe Conte era giustificato dalla necessità di avere una gestione trasparente, controllata da tutte le forze politiche, della “mitica” somma di 200 miliardi che Conte aveva assicurato come Presidente del Consiglio dall’European Recovery Fund.
Politicamente, invece, Draghi si era posto la missione di isolare i due movimenti di protesta, la Liga di Salvini e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, per riportare in primo piano l’ordine politico, magari invocando partiti tradizionali come l’Italia di Forza Berlusconi e il Democratico di Enrico Letta. Festa.
Questa operazione non è riuscita. A giudicare dai sondaggi la voce di protesta ancora domina, solo ora è stata trasferita dai due partiti vincitori delle elezioni del 2018 a un unico partito, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Questo partito è giustamente etichettato come di estrema destra e ha incluso nelle sue fila gran parte degli estremisti di destra neofascisti di varie organizzazioni e gruppi minori. ma sarebbe sbagliato presumere che gli elettori di Meloni siano tutti o quasi tutti fascisti. Si tratta infatti di ex elettori disamorati di Lega e Movimento 5 Stelle che credono che Meloni saprà portare la loro protesta a livello istituzionale.
Ma mentre il passaggio degli elettori dalla Lega Salvini a un altro partito di estrema destra sembra un fenomeno normale, non è così per il Movimento 5 Stelle. I due governi di Giuseppe Conte erano chiaramente progressisti, e la fazione del K5A ha combattuto battaglie ‘epiche’ prima per imporre e poi per mantenere il reddito universale, ovvero sostanziali benefici statali per i disoccupati e i giovani senza altro sostegno finanziario.
Le cause del crollo del K5A, che ora oscilla intorno all’11%, non mantiene le promesse elettorali, molte delle quali sono state mantenute. Sei nella struttura organizzativa molto disarticolata imposta dalla mente Bepe Grillo, che diligentemente si è assicurata di rimanere fuori dai riflettori quando è diventato chiaro che la “festa digitale” che sognava stava iniziando a sgretolarsi. Ovviamente, con l’avvicinarsi della data delle elezioni, gran parte della fazione è diventata autonoma per non essere costretta a seguire la regola K5A, che prevede un solo mandato. A capo del gruppo divisivo chiamato “Insieme per il futuro” c’era il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ora bussa freneticamente alle porte dei vari partiti centristi lillipuziani per un messaggio di benvenuto. Ed è certamente questione di giorni per vedere chi della fazione K5A seguirà l’esempio.
La verità è che Conte si è adoperato per dare a K5A una chiara identità di sinistra. Ha accolto una serie di richieste e richieste della società civile locale e una di queste, la sua radicale opposizione alla costruzione di un impianto di incenerimento dei rifiuti alla periferia di Roma, è nota per aver innescato l’attuale crisi del governo. Si è alleato con il Partito Democratico di Enrico Leta nelle recenti elezioni comunali, promuovendo le candidature emerse dalle mobilitazioni popolari. Ma si mosse con cautela, esitazione e in ritardo più del necessario, per timore che Grillo lo “scomunicasse”.
Gli analisti italiani ritengono che Conte e il K5A in generale abbiano ormai “ripagato”. Ma ciò dipenderà dal fatto che Conte si affermi come leader e si assuma la piena responsabilità della direzione politica che imprime in quel partito. Se Grillo accetta ancora l’assurdità assoluta che ha detto quasi un decennio fa che “non c’è più una linea di demarcazione tra destra e sinistra”, allora il K5A non avrà futuro.
Il quadro del Pd non è molto migliore. Enrico Leta è un ex democristiano capace e sa molto bene unire le varie correnti all’interno del partito e affermarsi. Nelle ultime settimane, il suo obiettivo principale è stato quello di sfidare il vantaggio di Meloni nei sondaggi, e in parte ci è riuscito. A metà luglio il Pd ha pareggiato con i Fratelli d’Italia al 23,2% e successivamente è salito dell’1,5%.
Per assicurarsi questo risultato, Letta da un lato ha sciolto la sua alleanza elettorale con il K5A, dall’altro ha ampliato il raggio d’azione del partito tanto che vi si sono uniti anche i rinnegati della sinistra (Bersani e altri) e l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. L’operazione ha avuto qualche successo, con il ritorno di molti ex funzionari nel Pd ed è in discussione (purtroppo) anche il ritorno di Renzi, che sta corteggiando Salvini.
Il gruppo di Bersani, pronto a tornare al partito a settembre, ha perso terreno alle elezioni del 25 marzolei Settembre dovrebbe tornare al ballottaggio unico con la piccola sinistra italiana, come accaduto nel 2018. La loro alleanza, chiamata Free and Equal, sta ottenendo il 3% di quanto ottenuto nelle elezioni precedenti.
Quindi il problema di Leta non è organizzativo, ma politico. L’ex democristiano fatica a capire la profonda crisi che sta attraversando il sistema politico italiano e la portata del suo discredito, che il voto di protesta in corso tradisce. Per questo il suo partito non può mostrare un’identità chiara e rispondere alle richieste della società. Qualcosa come una proiezione italiana del “porridge” inodore e incolore che ora è il Partito Socialista Europeo.
Difficile dare una semplice spiegazione delle difficoltà che la competente ed esperta dirigenza del centrosinistra incontra nel comprendere e interpretare la crisi più profonda del sistema politico italiano. Tanto più che il sistema elettorale, in parte maggioritario, in parte proporzionale, costringe il Partito Democratico a un’ampia gamma di possibili alleanze se i partiti di destra non hanno successo.
Evento non improbabile dato che Berlusconi (7%) ha perso in due giorni tre ministri che lo accusavano di fare di Forza Italia la “coda della lega”. IL Salvini lui, a sua volta, lotterà duramente per arginare il flusso dei suoi elettori verso i Fratelli d’Italia. se stessa meloneDel resto, a parte incoronazioni patriottiche e onorificenze per “madri italiane” come lei, non riesce ad articolare un discorso politico. se o Leta Ha gli occhi puntati sui vari piccoli partiti nello spazio centrista e spera poi e dopo i 25lei Gli italiani di settembre cercheranno ancora un modo per esprimere la loro protesta.
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