La seconda occasione di Spalletti per sfondare nell’Elite | Blog – Vasilis Sambrakos

Vassilis Sambrakos scrive del suo impressionante ritorno con il Napoli a 63 anni, un allenatore che probabilmente ha fatto un torto a se stesso ed è stato “costretto” a stare fuori dalla panchina per due anni

Avevamo cominciato a ‘dimenticare’ Luciano Spalletti, con la conseguenza che il suo ingaggio al Napoli nell’estate 2021 avrebbe creato sorpresa e perpetuato l’impressione che il Napoli stesse ‘rinunciando’ al campionato. Qualcosa che è stato disoccupato per 2 anni dopo l’Inter, qualcosa che il Napoli ha fallito o almeno non è “riuscito” con gli allenatori che ha scelto dopo il 2018 quando Maurizio Sarri se n’è andato, tutti insieme hanno creato la sensazione che il Napoli non sia salito come il ultimo passaggio del 4 e vivrà con la visione di ottenere un biglietto per la Champions League al meglio.

Io ero tra quelli a cui “non piaceva” Spalletti per via del suo ruolo e soprattutto per come ha interpretato il ruolo di “Terminator” di Francesco Totti della Roma nel 2017, cercando di convincerlo con il suo comportamento a mettere le scarpe da calcio ingrassando. Il dolore di Totti nella sua partita d’addio del maggio ’17 mi aveva davvero colpito e poi è arrivata questa serie “Speravo de morì prima” basata sulla versione di Totti della verità della sua ultima stagione che lo ha fatto sembrare molto “senza cuore”.

Tutto questo mi è stato letteralmente schiacciato in testa grazie a quello che ha realizzato con il Napoli in questa stagione. Dalla sua testa, dalla sua idea di gioco e dalla sua leadership è emersa una squadra che ha attirato l’attenzione in questa stagione sia in campionato che in Champions League.

Non solo, martedì sera il Napoli ha fatto il primo passo verso la qualificazione agli “8” di Champions League. Ha continuato a farlo con stile e con una prestazione che ha mantenuto lo slancio che aveva sviluppato nella fase a gironi. Oggi rimane la squadra con più gol e con il più alto indice xGoals, con più tiri, con più passaggi chiave.

È ovviamente fortunato ad avere un ottimo gruppo di calciatori a sua disposizione, ma ovviamente ha molto da contribuire sia nella formazione che nella guida del gruppo. Quindi questo non è qualcuno a cui capita di essere fortunato, ma qualcuno che ha causato e creato – crea la propria fortuna.

Quando ha deciso, dopo la Roma, di continuare nel campionato russo e nello Zenit circa 14 anni fa, l’ho ‘sopportato’ perché ho ritenuto che la sua scelta fosse ingiusta rispetto al suo valore di allenatore. Detto questo, pensavo che stesse diventando più una persona che metteva le finanze davanti allo sport tra le sue priorità e si privava dell’opportunità di presentare qualcosa di ancora migliore a molti di noi. E poi il ruolo di “kamikaze” che sembrava assumere alla Roma sembrava rafforzare il tetto che si era prefissato decidendo di andare in Russia e restarci cinque anni.

Durante la sua permanenza all’Inter, ha iniziato a ricordarci quanto siano buone le sue idee e quanto sia efficace la sua metodologia. E poi, isolato nella sua fattoria a ovest di Firenze, sembra essersi messo al lavoro per tornare con nuove idee e miglioramenti al punto che ora presenta una squadra che ha molta varietà nello sviluppo offensivo.

A 63 anni, Luciano Spalletti si prepara a vivere la sua grandezza in Italia, non avendo mai vinto il campionato. Ha gettato le basi in modo che la prossima estate possa guardare indietro e vedere la migliore squadra italiana che abbia mai costruito. E quella storia probabilmente porta alla conclusione che è stato creato per cose più grandi come allenatore di quanto abbia fatto negli ultimi 14 anni circa. Ciò significa che è possibile rimettersi nella lista da cui i club d’élite scelgono un allenatore con quello che fa. Indipendentemente dal suo futuro, tuttavia, sta dando un ottimo nuovo esempio di coaching. In un momento in cui il calcio tende a dare il lavoro alle generazioni più giovani perché ne possiedono gli sviluppi tecnologici, un ragazzo che ancora annota i quaderni con la penna ci ricorda che le capacità di un allenatore non vanno oltre quella che l’età è definita, e non solo da tecnologia. e che un allenatore può cogliere una “seconda possibilità” e mostrare cose migliori dell’ultima volta.

Giacinta Lettiere

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