ATTACCO MORTALE
Andrea Papi, 26 anni, è stato aggredito mentre si allenava da solo nel massiccio del Brenta, in Trentino. La sua morte scatenò un vivace dibattito sulla gestione dei plantigradi.
Un corridore italiano ha perso la vita il 6 aprile essere attaccato da un orso mentre si allenava. Si tratta di Andrea Papi, 26 anni, che stava correndo da solo sul suo consueto percorso nel massiccio alpino del Brenta, in Trentino, nel nord del Paese.
Dal ritrovamento del cadavere circola l’ipotesi di un attacco plantigrado, un ambito in cui gli scontri non sono strani con questi tipi di animali grandi e selvaggi. Secondo l’autopsia, il giovane era vivo al momento dell’aggressione ed è riuscito a difendersi con i manganelli, ma non ha potuto evitare la tragica fine.
Attraverso l’analisi del DNA ritrovato, sono stati in grado di identificare il campione specifico, un orso di 17 anni di nome JJ4che fa parte di un progetto di reintroduzione degli orsi provenienti dalla Slovenia nella provincia di Trento tra il 1996 e il 2004.
Questo stesso orso aveva già effettuato un altro attacco nel 2020 contro due alpinisti, padre e figlio, sopravvissuti allo scontro con l’animale.
Si è aperta la morte del corridore alpino, al cui funerale hanno partecipato più di 2.000 persone un acceso dibattito a livello nazionale sulla gestione della presenza di plantigradi in aree prossime agli spazi abitati.
“Sapevamo cosa era successo da molto tempo, ma nessun intervento è stato promosso per garantire la sicurezza della popolazione“, ha detto la madre di Andrea Papi in una lettera pubblicata dai media italiani.
Le autorità locali si sono affrettate a farlo dare l’ordine di uccidere l’orso che è rimasto giudizialmente paralizzato, cosa che anche l’organizzazione ambientalista WWF ha sostenuto nel caso specifico a causa dell’aggressività di questo esemplare. Altre entità, così come alcuni parenti del defunto, invitano a non agire frettolosamente e a difendere l’equilibrio degli habitat.
“Viviamo nella foresta. Esci dalla tua porta e sei la foresta. Nessuno cerca nulla, nessuno ne ha la minima idea. L’orso ha fatto quello che gli ha detto il suo istinto e l’animale non ha certamente alcuna colpa. Se non si conosce la causa è meglio tacere e lasciare che lo faccia chi capisce”, ha detto la fidanzata del defunto.
Va ricordato che gli attacchi degli orsi contro gli esseri umani non sono comuni in nessuna parte del pianeta e sono normalmente associati alla protezione dei loro cuccioli da parte degli orsi. Uno studio internazionale pubblicato nel 2019 dalla rivista Nature lo ha stabilito Nel mondo ci sono stati 664 attacchi tra il 2000 e il 2015, il 14% dei quali mortali. Di questi, sei (senza alcun decesso correlato) si trovavano in Spagna, dove attualmente vivono circa 450 orsi, la maggior parte dei quali nella Cordigliera Cantabrica.
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