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RELAZIONE. A Mitrovica, cittadina kosovara divisa tra le due etnie, i carabinieri italiani schierati dalla Nato mantengono un equilibrio precario.
Di Quentin RavendyRappresentante Speciale per Mitrovica (Kosovo)
© Stringer/AFP
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Pnon un raggio di sole penetra nel grigio denso. L’Ibar, il fiume che attraversa Mitrovica nel nord del Kosovo, è fuoriuscito dal suo letto, gonfio per la pioggia. “Questa è la nostra principale preoccupazione in questi giorni”, dice il colonnello italiano Maurizio Mele, appena sceso dalla sua Land Rover. Questa non è la prima brutta stagione che i carabinieri schierati in Kosovo hanno vissuto da quando l’intervento della NATO ha posto fine al conflitto in Jugoslavia nel 1999. E probabilmente non l’ultimo.
“Domani non torneremo a casa”, ammette il colonnello, il cui reggimento italiano, sotto l’egida della forza Nato in Kosovo (Kfor), è responsabile delle operazioni di sicurezza nel nord: indagini penali, controllo della folla e antisommossa, intelligence assembramento.
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