Tra serbi e kosovari il fuoco cova sotto le braci

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RELAZIONE. A Mitrovica, cittadina kosovara divisa tra le due etnie, i carabinieri italiani schierati dalla Nato mantengono un equilibrio precario.





Di Quentin RavendyRappresentante Speciale per Mitrovica (Kosovo)

Soldati italiani della missione internazionale di mantenimento della pace in Kosovo (KFOR) sotto l’egida della NATO, nei pressi di una barricata stradale nella città di Mitrovica, 29 dicembre 2022.
© Stringer/AFP

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Pnon un raggio di sole penetra nel grigio denso. L’Ibar, il fiume che attraversa Mitrovica nel nord del Kosovo, è fuoriuscito dal suo letto, gonfio per la pioggia. “Questa è la nostra principale preoccupazione in questi giorni”, dice il colonnello italiano Maurizio Mele, appena sceso dalla sua Land Rover. Questa non è la prima brutta stagione che i carabinieri schierati in Kosovo hanno vissuto da quando l’intervento della NATO ha posto fine al conflitto in Jugoslavia nel 1999. E probabilmente non l’ultimo.

“Domani non torneremo a casa”, ammette il colonnello, il cui reggimento italiano, sotto l’egida della forza Nato in Kosovo (Kfor), è responsabile delle operazioni di sicurezza nel nord: indagini penali, controllo della folla e antisommossa, intelligence assembramento.


Casimiro Napolitani

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