Addio shopping domenicale: gli orari di apertura dei negozi dividono l’Italia

La liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi, senza precedenti in Europa, è stata introdotta solo nel 2012 dall’allora presidente del Consiglio Mario Monti come parte di un pacchetto di misure per rilanciare l’economia italiana. Da allora negozi, supermercati e centri commerciali potranno essere aperti 24 ore su 24, sette giorni su sette, compresi i giorni festivi. Secondo il contratto collettivo nazionale, le aziende il cui giorno di riposo regolare è la domenica possono richiedere di lavorare la domenica 25 fine settimana all’anno.

“La liberalizzazione distrugge le famiglie”

Secondo l’associazione del commercio all’ingrosso Federdistribuzione, in media dodici milioni di persone colgono l’occasione per fare acquisti la domenica. Di Maio, capo del Movimento Cinque Stelle e ministro del Lavoro, vuole ora porre fine a questa situazione e invertire la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi: “Entro un anno adotteremo una legge che non consentirà più ai centri commerciali apertura dei locali nei giorni festivi. Domenica e giorni festivi. »

“Gli orari di apertura dei negozi non saranno più gratuiti come prima. Questa liberalizzazione sta distruggendo le famiglie italiane. “Bisogna ricominciare a regolamentare gli orari di apertura”, ha detto Di Maio. Secondo un disegno di legge all’esame della Camera dei Deputati, i negozi dovrebbero poter aprire solo otto domeniche all’anno. Dovrebbero esserci eccezioni per i bar e i negozi nelle località turistiche.

“Non dico che sabato e domenica non si faccia assolutamente lo shopping”, ha detto lunedì Di Maio al quotidiano “La Repubblica”, ma piuttosto che ci sarà un meccanismo per cui un quarto dei negozi funzionerà la domenica e la domenica. resterà aperto nei giorni festivi. “Ci sarà sempre un posto dove fare acquisti”, ha aggiunto Di Maio. Gli orari di apertura dei negozi dovrebbero essere regolamentati dalle regioni e dai comuni.

Soddisfatte il sindacato e la Chiesa

Da mesi è in corso una campagna firme contro l’apertura domenicale e festiva, sostenuta da Confesercenti e dal sindacato, che accolgono con favore il progetto di Di Maio. La legge di liberalizzazione del 2012 non ha portato crescita economica e migliaia di piccole imprese hanno dovuto chiudere i battenti o licenziare il personale. Solo le grandi catene potevano permettersi di essere aperte 24 ore su 24.

Francesco Iacovone, membro della direzione nazionale del sindacato autonomo COBAS, ha affermato che la legge Monti sulle liberalizzazioni non ha contribuito ad un reale rilancio dell’occupazione. La legge “svantaggia i dipendenti che devono lavorare la domenica e le piccole imprese. Sarebbe meglio se la legge attuale venisse abolita”, ha detto Barbara Saltamartini, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati.

Di Maio può contare anche sul sostegno della Chiesa cattolica, che da anni si batte per una domenica senza shopping. “La legge Monti sull’orario di chiusura non corrisponde a principi etici, e un’economia senza etica è – come sottolinea più volte il Papa – distruttiva”, ha affermato Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo della città di Campobasso ed ex presidente della Commissione per i lavori di la Conferenza Episcopale. . “La domenica non lavorativa porterebbe più pace a molte famiglie. Per loro la domenica significa anche dedicarsi di più alla propria comunità” ha detto l’arcivescovo.

All’ingrosso sulle barricate

La richiesta di Di Maio incontra però forti resistenze da parte dell’associazione dei grossisti. Ha accusato i partiti governativi di cedere alle pressioni della lobby delle piccole imprese e di danneggiare così milioni di consumatori. La liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi nel 2012 è stata un successo, ha detto al “Corriere della Sera” il presidente di Federdistribuzione, Claudio Gradara.

“Hanno stimolato i consumi in un periodo difficile. “È incomprensibile che si istituisca una domenica senza shopping”, dice Gradara. I grossisti non dovrebbero essere svantaggiati, soprattutto in una fase di crescente concorrenza nel commercio elettronico. Con una domenica senza acquisti, il commercio online non farebbe altro che continuare a crescere. Inoltre, in tutto il settore sono a rischio tra i 30.000 e i 40.000 posti di lavoro.

La misura del Movimento Cinque Stelle al potere è stata “assurda”, ha scritto lunedì l’ex primo ministro Matteo Renzi su Twitter. Ciò costerebbe il lavoro a migliaia di giovani. “Di Maio risulta essere un ‘ministro della disoccupazione’ e non un ministro del Lavoro”, ha criticato Renzi.

Stefania Zampa

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